Sepe si sofferma molto su questo punto, consapevole che disoccupazione e criminalità organizzata sono legate a doppio filo, e che Napoli ha bisogno, per crescere, delle sue menti migliori: “I giovani non li salviamo se non diamo loro una speranza di un futuro; tanti, troppi di essi si sentono sfiduciati, perduti. Molti finiscono nella rinuncia, nella rassegnazione, nella depressione, sono risorse vive, intelligenze che perdiamo. Alcuni altri, non pochi, si lasciano attrarre dalla strada e dalle amicizie sbagliate, finendo con il farti lusingare dai mercanti di morte. Dobbiamo salvare Napoli per i giovani. Per Napoli, c’è la necessità di allargare al Vangelo il respiro della nostra presenza e di ogni singolo atto del nostro vivere civile”.
Nel suo discorso, però, c’è stato spazio anche per una (presunta) frecciata rivolta a Roberto Saviano, colpevole, secondo Sepe, di dipingere Napoli sempre e solo di nero: “Vogliamo alzare forte la voce e reagire contro il disegno scellerato di quelli che remano contro la ricchezza e la bellezza della nostra città. Sono persone che vogliono Napoli come palcoscenico naturale di una perversa rappresentazione di tutti i mali possibili. Cattivi pittori che per difendere forse i propri interessi dipingono tutto e solo nero, mentre invece non è così”.