L’allarme di Sepe: “Baby gang senza freni, vanno bloccate creando lavoro”, poi attacca Saviano?


Come da tradizione, nel giorno dell’Immacolata, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, ha tenuto il suo discorso alla città. Molti i temi da lui toccati, il più caro e delicato, però, è stato quello sui giovani e sull’assenza di lavoro, che spesso provoca pericolose devianze, che possono sfociare nel fenomeno delle baby gang: “Servono progetti concreti per dare lavoro; noi stiamo pensando a come favorire le cooperative per creare lavoro non solo per un giorno o un mese, ma per il futuro e in continuità. Giovani che si ergono a capo clan e accanto ad essi o alle loro dipendenze, giovanissimi, baby gang che, senza alcun freno, senza alcuna regola per quanto scellerata, commettono reati, aggredendo per strada persone.  Contro questo andazzo non possiamo aspettare. Dobbiamo attivarci, riflettendo insieme, agendo insieme. C’è un serio fenomeno sociale che va bloccato”.

Sepe si sofferma molto su questo punto, consapevole che disoccupazione e criminalità organizzata sono legate a doppio filo, e che Napoli ha bisogno, per crescere, delle sue menti migliori: “I giovani non li salviamo se non diamo loro una speranza di un futuro; tanti, troppi di essi si sentono sfiduciati, perduti. Molti finiscono nella rinuncia, nella rassegnazione, nella depressione, sono risorse vive, intelligenze che perdiamo. Alcuni altri, non pochi, si lasciano attrarre dalla strada e dalle amicizie sbagliate, finendo con il farti lusingare dai mercanti di morte. Dobbiamo salvare Napoli per i giovani. Per Napoli, c’è la necessità di allargare al Vangelo il respiro della nostra presenza e di ogni singolo atto del nostro vivere civile”.

Nel suo discorso, però, c’è stato spazio anche per una (presunta) frecciata rivolta a Roberto Saviano, colpevole, secondo Sepe, di dipingere Napoli sempre e solo di nero: “Vogliamo alzare forte la voce e reagire contro il disegno scellerato di quelli che remano contro la ricchezza e la bellezza della nostra città. Sono persone che vogliono Napoli come palcoscenico naturale di una perversa rappresentazione di tutti i mali possibili. Cattivi pittori che per difendere forse i propri interessi dipingono tutto e solo nero, mentre invece non è così”.


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