Scontri e molotov contro Salvini, ma Napoli non è quella dei violenti


Napoli è stanca, così come tutto il Sud. Stanco dei pregiudizi inutili, delle “arretratezze” economiche nelle quali viene costretto da oltre 150 anni. Le proteste dei napoletani che ieri sono scesi in piazza a manifestare sono il simbolo di un popolo che non ne può più.

Ma quel gruppetto di ragazzi violenti che si è staccato dagli altri manifestanti non rappresenta Napoli. E non tutti i napoletani si identificano con loro. La rassegna stampa nazionale di stamattina è tutta dedicata agli scontri di ieri tra polizia e centri sociali, molti addossano le responsabilità al sindaco che avrebbe fomentato questi episodi e sostenuto i “violenti”.

Napoli doveva manifestare contro l’arrivo di Salvini, personaggio politico che ha fatto mea culpa solo ora, per racimolare voti in vista di una sua candidatura a Premier, per essere sostenuto anche da quella parte dell’Italia che non lo vuole e che da lui non vuole essere governato. I napoletani non dimenticano i suoi cori vergognosi, non l’hanno mai fatto.

Le televisioni di tutta Italia, hanno trasmesso le immagini di una Napoli messa a ferro e fuoco dai centri sociali, la zona di Fuorigrotta ridotta a campo di battaglia, con i cassonetti dei rifiuti dati alle fiamme e riversi in strada. Ricordiamo che nei tafferugli sono rimasti contusi manifestanti e forze dell’ordine, con tre funzionari e 27 agenti tra poliziotti e carabinieri.

E poi c’è la battaglia a distanza tra il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris e Matteo Salvini, il primo parla di uno Stato che ha fatto prevalere il capriccio del segretario della Lega, il secondo accusa i centri sociali di stare con la camorra.

L’immagine che ne deriva è quella di una Napoli ferita, dove non ha vinto nessuno. Il comizio di Salvini si è svolto comunque, tra abbracci e frasi fatte. Mentre l’amarezza dei napoletani resta.

Foto di Luca Delgado


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