Ferzan Ozpetek: “Vi spiego il vero tema del film e com’è nata ‘Napoli velata’”
Gen 08, 2018 - Nunzio Zeccato
Ferzan Ozpetek continua a parlare del suo capolavoro cinematografico “Napoli velata” ambientato nella città partenopea. Sulla sua pagina Facebook il regista ha commentato il successo del film e l’attenzione che nelle ultime settimane sta riscontrando da parte di pubblico e critica. “I film, senza gli altri, non esistono. E gli altri sono, come noi, autori del film”, con questa frase del regista, Marco Ferreri, Ozpetek inizia il suo lungo commento, frase che come spiega il regista sente completamente sua.
Il regista parla del pubblico e delle critiche positive o negative che di solito accompagnano i film e dice: “Ho sempre pensato che lo spettatore è l’ultimo autore del film, quello che lo completa. Ogni film, anche se ha una sua oggettività tecnica, in realtà è sempre completamente soggettivo: ogni spettatore porta via con sé il proprio film, lo fa suo, sia che gli piaccia o no. Per questo io amo e rispetto ogni opinione su quello che ho fatto, perché ogni critica (positiva o negativa) e ogni riflessione mi fanno scoprire spesso cose nuove sul film e mi raccontano anche molto di chi le fa. Per questo il dibattito che si è aperto naturalmente intorno a ‘Napoli velata’ mi fa molto piacere. Non c’è niente di peggio per chi fa una qualsiasi opera che cadere nell’indifferenza“.
Sul come nasce l’idea del film Ozpetek scrive nel post: “È ovvio che non ho raccontato Napoli com’è o come dovrebbe essere. Ho raccontato il mio personale viaggio – ‘stordito e abbagliato’ – dentro Napoli. La visione di me stesso dentro una città costruita come un palcoscenico teatrale tra le quinte di due sistemi vulcanici non comunicanti tra loro: il Vesuvio che erutta lava basica di colore grigio- nero, e il Flegreo, che va da Posillipo a Ischia ed emette gas acidi e una polvere di colore giallastro. La città ha un diretto rapporto con gli Inferi, metafora di quell’eterna lotta tra Vita e Morte che in realtà è la dichiarazione di una convivenza: quella tra Razionalità e Irrazionalità. Napoli è la messa in scena di questa duplicità, del rapporto quasi sessuato tra Logos e Caos. E mi sembra che anche le reazioni di parte del pubblico riflettano questa duplicità: chi cerca la chiusura del cerchio razionale di tutto e chi invece si abbandona al flusso delle suggestioni. Ma anche chi, e ne ha diritto, si rifiuta di entrare e di mettersi in gioco”.
Il regista continua raccontando di un precedente viaggio a Napoli: “Quando sono stato per circa due mesi a Napoli per ‘La Traviata’ un mio amico, durante una passeggiata su per la salita di Capodimonte, mi ha detto che lì Carlo III scendeva da cavallo e continuava a piedi. Per un momento mi è sembrato persino di vederlo e allora ho capito come ogni angolo della città sia pieno dei fantasmi della sua storia. Dovevo solo scegliere come rappresentarla. L’ho fatto attraverso una donna, perché Napoli – ai miei occhi – è femmina. Così Napoli è diventata Adriana, il personaggio interpretato da Giovanna Mezzogiorno, che ho fatto camminare su due binari narrativi razionali: l’inchiesta poliziesca e lo sviluppo psicologico del suo trauma. Senza mai però cedere né alle leggi del Thriller né a quelle della Psicanalisi, altrimenti mi avrebbero tolto il Mistero della Passione, che è l’unico elemento che mi interessava”.
Ozpetek spiega poi qual è il vero tema del film: “La Passione è il vero tema del film, quella tra due esseri umani ma anche quella per una città e soprattutto per il Cinema. Adriana è un Giano bifronte che io seguo mettendola in mezzo o di fronte a una ‘messa in scena’, lei si staglia sempre in un contesto di Rappresentazione sia tradizionale – la figliata, la tombola vajassa, la smorfia dei numeri – sia personale: la sua sessualità, il suo lutto, il rivivere il proprio trauma originario. Ogni luogo di Napoli, anche i due appartamenti privati, sono scelti in funzione di un concetto quasi teatrale di ‘messa in scena’, tutti e due hanno infatti a modo loro dei Sipari che ci allontanano da ogni realismo per abbandonarci a una visione barocca, volutamente eccessiva.
Il post del regista si conclude con delle bellissime parole su Napoli città che si fa amare a prima vista: “Spero di essere riuscito ad accogliere Napoli dentro di me tanto quanto Napoli stessa è stata generosa a prendermi. Ma per lei è stato facile: mai terra è stata così curiosa dell’altro da sé, così pronta a fare sue le storie degli altri, anche quelle più nascoste e segrete”.