Emanuele Filiberto a De Magistris: “Via il mio bisnonno? La storia non si censura”


La notizia del cambio della toponomastica a Napoli non è piaciuta molto a Emanuele Filiberto di Savoia, bisnipote del re che verrà cancellato dalle strade di Napoli, Vittorio Emanuele III. Ha rilasciato al Mattino una lettera rivolta al sindaco de Magistris.

Emanuele Filiberto sostiene che oltre l’approvazione delle leggi razziali, il suo bisnonno era molto amato a Napoli, ebbe il 79% di voti il 2 giugno del 1946, eppure si macchiò di complicità nel favorire il regime fascista, soprattutto nelle azioni di crimine.

“Mi perdonerà il signor sindaco – il sospetto che tale annuncio non sia casuale in questo periodo è più che concreto. Non si spiegherebbe altrimenti tutto questo zelo censorio a poche settimane di distanza dal rientro in Patria delle spoglie del mio bisnonno (peraltro su iniziativa umanitaria del presidente Mattarella) ed a quaranta giorni dalle sopracitate consultazioni elettorali”.

Filiberto ritiene questa mossa del cambio nome un’azione politica in vista delle elezioni, ma già nel 2015 si era parlato di cambiare nome a quella strada, dunque non si può parlare di un’idea nata da poco e in concomitanza con le elezioni politiche.

“La storia non si affronta a colpi di censura”, dice Filiberto, appunto per questo non si può dimenticare anche ciò che ha fatto Vittorio Emanuele III, una figura quantomeno contraddittoria per le sue decisioni politiche.

“Napoli abbia molti problemi più urgenti e prioritari della crociata toponomastica. Tanti giovani non trovano un lavoro, restano molte piaghe da sanare, la criminalità organizzata non accenna a deporre le armi contro lo Stato. Tempo ed energie dovrebbero essere dedicati a cercare concrete soluzioni a tali problematiche”.

Se i giovani di Napoli non trovano un lavoro certamente non si tratta di un problema solo dei giorni nostri ma che ha radici ben più lontane come sostiene anche Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico, in una lettera inviata al Mattino: “Lasci perdere il “lavoro ai giovani” e i “problemi della criminalità” di oggi (i nostri giovani non hanno lavoro più o meno da 150 anni e i patti con la camorra li fecero i suoi antenati)”.

Eppure Emanuele Filiberto si dimentica che quando i resti di Vittorio Emanuele III sono rientrati in Italia nessun esponente dello Stato Italiano ha salutato la salma, oltre ad essere rientrato con un aereo dell’aeronautica militare.

Insomma, voler modificare il nome di una strada, non vuol dire censurare ma rendere onore e omaggio a personaggi che spesso invece sono dimenticati e che hanno dato un grande contributo sociale e politico nella storia.


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