Il Carnevale napoletano inizia il 17 Gennaio, nel giorno della festa di Sant’Antuono, e si chiude il Martedì Grasso. La prima traccia del Carnevale a Napoli si ha nel XVI secolo, quando la festa era riservata solo agli aristocratici e alle corti, vissuta spesso nel segno dello sfarzo e del potere. Ma il vero patrimonio è l’altro Carnevale, quello del popolo, quello delle piazze e dei vicoli.
E nella tradizione del Carnevale Napoletano, c’è il rituale della morte e del funerale di Carnevale, oggi ancora intatto, che va in scena tra lamenti, urla e parolacce. In alcune frazioni di Napoli e provincia, tutta la cittadinanza partecipa al corteo funebre, con una cornice intorno molto pittoresca: un carretto a quattro ruote addobbato di fiori, salumi e salsicce esposti, lumini e candele accese, il tutto bardato da veli e fiocchi neri.
Un modo per esorcizzare il passaggio dal vecchio al nuovo anno. Il carro viene trascinato a mano, da un uomo o da un asinello, e al suo interno viene posizionato un fantoccio, che rappresenta Carnevale morto. C’è chi gli dona il vecchio Frac, chi un abito consumato, chi un pigiama, abiti da lavoro; qui tutti si sbizzarriscono per fare bella figura in piazza e onorare la memoria del morto.
Dopo la processione il fantoccio viene bruciato nel falò mentre la “festa” procede. Dopo la sua morte, Carnevale lascia speranze e progetti futuri, rappresentando l’alternarsi di gioia e dolore, vecchio e nuovo. Infatti chi lo segue in corte intonando un lamento tutto napoletano, auspica un ritorno beneaugurante di Carnevale nel futuro.