Sud stanco e giovani sfiduciati: lo Stato deve aiutarci a ripartire


Il divario tra il Nord e il Sud d’Italia, soprattutto a livello di opportunità lavorative per i giovani, è evidente, ma sembra che si faccia sempre troppo poco (o niente) per diminuirlo, per portare sullo stesso livello, come è successo in altri paesi d’Europa, quelle che potremmo definire “due facce della stessa medaglia”. L’editorialista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, nella sua rubrica Italians, infatti, si è chiesto come è possibile, ad esempio, che la Germania sia riuscita ad integrare in modo vincente la Germania dell’Est o l’Inghilterra il Nord, mentre l’Italia non riesce a farlo con il Mezzogiorno, nonostante le sue tante potenzialità.

Queste potenzialità il giornalista le giustifica con una serie di dati che mostrano il Sud in crescita nel 2017, ma tornato sotto la media nazionale negli ultimi due anni. Alcuni segnali di risveglio ci sono, ma la ripresa registrata è troppo lenta, con il tasso di occupazione ancora tra i più bassi d’Europa. A crescere sono solo i tassi che riguardano gli occupati anziani o il lavoro a bassa retribuzione, con l’occupazione giovanile che ha perso circa 900mila “pezzi” dal 2008 al 2016. I ragazzi, scoraggiati, ormai lasciano in massa le università del Sud per spostarsi al Centro-Nord dove si sentono maggiormente valorizzati.

Simbolo, per il Sud, della difficile ripartenza industriale, secondo Severgnini, potrebbe essere l’Ilva di Taranto, ormai da tempo sul tavolo della politica nazionale e locale, ma sempre più vicina al definitivo smantellamento. La questione, a questo punto, non è tanto inquadrare il problema, ma come risolverlo. Tutti sono consapevoli del problema, ma nessuno sa come limitarlo (almeno).

La responsabilità, a questo punto, che si sono presi Di Maio e i 5 Stelle (primo partito in Italia e con maggiori consensi al Sud) è grande e non può essere affrontata come fatto dai precedenti governi. Se questo dev’essere un “governo del cambiamento” (seppur in coabitazione con Salvini e compagni), che lo sia veramente. Perchè? Perchè la gente è stanca, i giovani sono sfiduciati. Il Sud ha tutte le carte in regola per ripartire, ma vanno create le condizioni per far “esplodere” queste potenzialità. Non solo per il bene dello stesso Mezzogiorno, ma dell’Italia intera. Se una parte del corpo soffre, soffre inevitabilmente il corpo intero. Come vive (e vivrebbe) l’Italia con un Sud a pezzi?


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