Migranti, l’Italia spende 35 euro come la Germania: ma lì vengono formati al lavoro


Il Viminale, con una nota, ha comunicato che il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), Raffaele Cantone, hanno siglato un accordo di collaborazione sull’assistenza ai migranti e la razionalizzazione della spesa. La direttiva ha come obiettivo quello di ridefinire il modello preesistente, per ottimizzare, appunto, servizi e costi, pur rispettando le norme internazionali ed europee e le esigenze di risparmio sulla spesa pubblica avanzate qualche mese fa dalla Corte dei Conti, dopo l’analisi proprio sulla prima accoglienza dei migranti

A tutti i richiedenti asilo verranno assicurati i servizi assistenziali di prima accoglienza, mentre gli interventi per favorire l’inclusione sociale saranno riservati esclusivamente ai beneficiari di forme di protezione. In ogni caso, fanno sapere dal Viminale, saranno adeguatamente tutelati le categorie cosiddette “vulnerabili”. Una particolare attenzione, inoltre, sarà riservata alla determinazione delle basi d’asta dei servizi che saranno indicati dall’ANAC, secondo le proprie delibere.

L’idea di Salvini è chiara: vuole andare a ritoccare quelli che sono i 35 euro al giorno che l’Italia spende per ogni migrante accolto, con l’Europa che partecipa con sempre meno fondi. Il “risparmio” tanto decantato dalla nota, forse vuole essere un tentativo di trovare fondi utili per promuovere e portare avanti progetti pesanti (e a detta di molti, irrealizzabili) come il “reddito di cittadinanza” e la “flat tax”, ma la questione che si vuole porre in essere in questa sede è un’altra. Come vengono spesi questi 35 euro giornalieri?

Nel trovare una risposta a questo quesito, viene in aiuto un’analisi proposta da Il Fatto Quotidiano che mette a confronto i 35 euro spesi dall’Italia con quelli spesi dalla tanto odiata (da Salvini) Germania. Mentre il Bel Paese con il contributo riesce a garantire a malapena vitto e alloggio, i tedeschi si preoccupano di inserire il rifugiato in un programma che lo possa formare ad un lavoro, dandogli diritto a 400 euro al mese e a vivere in una struttura di accoglienza.

Inoltre, c’è da dire che i 35 euro giornalieri italiani, non vanno ai migranti direttamente, ma a chi avrebbe il compito di occuparsi di loro, e che la Germania riesce a spendere ben 3 euro in meno. Alla garanzia di un alloggio, i tedeschi, aggiungono i costi per il cibo, l’assistenza, i corsi di lingua e i cosiddetti “pocket-money”, 4,5 euro che il rifugiato può spendere liberamente, contro i 2,5 dell’Italia.

Il problema è che per offrire un servizio di qualità, come cercano di fare gli Sprar italiani, i costi lievitano a 40 euro. Solo che l’80% dei rifugiati non è inserito nel circuito Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), dove agli ospiti stranieri si offrono anche corsi di italiano, mediatori culturali, l’assistenza psicologica e legale, ma vive nei Centri di accoglienza straordinario (Cas), dove invece i servizi sono nettamente più scadenti (anche causa fondi).

Proprio i Cas sono finiti negli ultimi mesi nell’occhio del ciclone, con Benevento e Cosenza che hanno fatto registrare la nascita di sistemi per lucrare sui soldi passati dai comuni, ma non utilizzati per lo scopo previsto, riuscendo a spendere solo 1,6 euro per migrante. Secondo la legge, invece, chi ha diritto di restare deve essere inserito negli Sprar, ma uscendone subito si ritrova a vivere solo, povero ed emarginato.

In Germania, invece, un rifugiato, una volta ottenuto asilo politico, viene messo sullo stesso piano di un normale cittadino, con stessi diritti e doveri. Può entrare nel programma del governo contro la disoccupazione e vivere in una struttura di accoglienza finché non trova una casa e un lavoro. Il primo problema da risolvere (o forse l’unico), quindi, è proprio quello dell’inclusione sociale, con l’Italia che più che tagliare i fondi dovrebbe dirottarli dall’assistenza, spesso prolungata e inutile. L’assistenzialismo non crea futuro, questo in Germania lo hanno capito.


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