“Minchia”: il termine siciliano più famoso ha origini napoletane


È di queste ore la polemica che riguarda una luminaria installata in via Alloro, a Palermo, dagli organizzatori di «Manifesta 12», la Biennale nomade europea in corso nel capoluogo siciliano nell’anno di Palermo Capitale della cultura. La contestata luminaria è stata presentata in realtà come un’installazione dell’artista Fabrizio Cicero. La polemica nasce dal fatto che al centro della luminaria è riportato il termine siciliano più noto al mondo: “Minchia” che viene utilizzato per indicare l’organo sessuale maschile.

Anche se il termine è noto per essere di origine siciliana, in realtà sembrerebbe essere di origine napoletana, come riporta il sito educalingo.com. Questa parola viene adoperata frequentemente nella lingua siciliana, nei dialetti calabresi, nel dialetto salentino e nel dialetto gallurese. 

Il termine è passato poi ad essere espressione di esclamazione, di disprezzo, di apprezzamento o di stupore e diffusasi in seguito soprattutto nell’Italia settentrionale per via dell’ingente immigrazione di cittadini provenienti dal meridione d’Italia. La parola ha prodotto anche altri termini derivati come minchiata (per indicare sciocchezza) o minchione, per indicare una persona sciocca (cioè quella che, nei dialetti più settentrionali, viene chiamata coglione). La derivazione è dal latino mencla, formula volgare di mentula, che indicava appunto il pene.

Nella lingua napoletana indica anche un particolare tipo di pesce marino, detto volgarmente anche “Cazzo di re” (Coris julis). Nei paesi siciliani adiacenti al mare con il termine minchia marina o minchia di mari si indica volgarmente l’oloturia. Il termine è stato adoperato nella canzone “Signor tenente” di Giorgio Faletti presentata al Festival di Sanremo 1994, per sottolineare la difficile vita di alcuni reparti dei corpi di polizia. L’intercalare del ritornello Minchia signor tenente era utilizzata come espressione “forte” molto comune all’interno di questi corpi armati per la grande presenza di rappresentanti originari dell’Italia del Sud. 

In letteratura il termine viene spesso utilizzato soprattutto nell’ambito della comicità, più che altro per la caratterizzazione del linguaggio di personaggi di origine siciliana. Ad esempio, ne I Malavoglia di Giovanni Verga, padron ‘Ntoni viene giudicato “minchione” dalla comunità perché incapace di fare i suoi affari. Non mancano utilizzi del termine anche nella letteratura completamente slegata dal sud dell’Italia: ne Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba (Luigi Bertelli), il protagonista guarda di nascosto le fotografie dei pretendenti di sua sorella Luisa ed ecco cosa vi trova scritto: “Che risate matte ho fatto, con quei ritratti!… Su uno c’era scritto: Un vero imbecille!… Su un altro: Oh, carino davvero!… Su un altro: Mi ha chiesto, ma… fossi minchiona!”.

Fonte: Wikipedia


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