Vesuvio, lo studioso Flavio Dobran: “Intervenire subito. Lo scenario è apocalittico”


Il Vesuvio è uno dei vulcani più famosi e pericolosi al mondo. Ed è anche un complesso vulcanico che attira la curiosità e l’interesse scientifico di molti esperti e studiosi. Un vulcano che a differenza dell’Etna, dorme ormai da diversi decenni. Non è spento, perché attenti macchinari confermano la sua silente attività. Ma sembra essere in letargo.

Un letargo che secondo Flavio Dobran potrebbe interrompersi da un momento all’altro. Certezza che l’ ingegnere termo-fluidodinamico,Presidente della Gves e attualmente docente presso la New York University, aveva già esternato in diverse occasioni, destando non poca paura e clamore tra gli abitanti dell’hinterland vulcanico.

Per tale motivo, essendo da sempre interessato al Vesuvio, da oggi e fino a venerdì 30 novembre 2018 sarà a Napoli in occasione del convegno “Resilienza e sostenibilità delle città in ambienti pericolosi” che vedrà la presenza di più di 50 esperti. L’obiettivo del convegno è quello di di riunire accademici, ricercatori, urbanisti, ingegneri, geofisici, ambientalisti, educatori, intellettuali e rappresentanti delle istituzioni, per confrontarsi sulla progettazione di adeguati percorsi di studio, di resilienza e sostenibilità, all’interno degli habitat urbani con particolare riferimento a quelli della fascia vesuviana e specificamente a quello di Napoli.

Infatti secondo Dobran: “Per il Vesuvio lo scenario atteso potrebbe essere apocalittico se non si riorganizza il territorio napoletano” e per tale motivo bisogna: “Bisogna educare la popolazione iniziando con un’attività capillare nelle scuole napoletane, del Napoletano ed anche in quelle della zona flegrea, bisogna invece creare città resilienti e sostenibili. Costruire città resilienti sui vulcani, soprattutto perché: “È emerso che le eruzioni su media scala, per quanto riguarda il Vesuvio avvengono una volta ogni 4-5 secoli. L’eruzione su media scala, più recente, è quella del 1631, che distrusse gran parte del territorio intorno al vulcano facendo migliaia di morti”. 

Quindi facendo un calcolo veloce, sembra che i tempi siano ormai stretti e che l’evento di un’eruzione vulcanica sembra essere più una certezza “matematica” che una remota fantasia. Per tale motivo, in occasione del convegno presenterà il suo Simulatore Vulcanico Globale: “Si tratta di un modello fisico-matemtico-informatico in grado di ricostruire le passate eruzioni dei vari vulcani, e quindi anche del Vesuvio e dei Campi Flegrei, per valutare quelle future” e aggiunge: “Questo simulatore ha potuto studiare il comportamento del magma del complesso vulcanico Somma-Vesuvio, nelle ultime migliaia di anni e dunque la risalita in condotte vulcaniche, le dispersioni di prodotti vulcanici nell’atmosfera, le propagazioni di flussi piroclastici sulle pendici del Vesuvio. In sostanza da questi studi specifici, basati su tale modello informatico possiamo sapere quante persone realmente potrebbero essere interessate dai vari fenomeni come il flusso piroclastico e caduta di ceneri.”

Per tale motivo secondo lo studioso:È ora di mettersi all’opera per avviare subito un serio ed oculato programma operativo e creare condizioni adeguate di sostenibilità e resilienza vera e propria  che abbia il comune intento di inseguire, realmente, l’obiettivo dello sviluppo della sostenibilità, per la costruzione di una vita, che rinunzi al fatalismo, al pressappochismo, alla miopia che solo riesce ad intravedere cupi e disastrosi scenari di fuga e di deportazione di massa di intere popolazioni, come soluzione estrema di fronte al verificarsi di un’eventuale eruzione più o meno violenta e distruttiva del Vesuvio”.


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