La storia e le leggende sulla Sibilla Cumana: la veggente dell’Età Antica

Michelangelo Buonarroti - La Sibilla Cumana


La Sibilla è una veggente risalente al periodo dell’antica Grecia. Eraclito la definisce nel seguente modo:

La Sibilla con bocca invasata pronunzia cose tristi, senza ornamento né profumi e attraversa con la sua voce migliaia d’anni per opera del nume.

Simili parole ci fanno comprendere innanzitutto che si tratta di una veggente, per di più un’anziana che prevede il futuro in chiave negativa. Tuttavia c’è una vasta letteratura greca, da Eraclito in poi, che descrive la Sibilla con caratteristiche diverse e il più delle volte viene associata a un luogo: antro o fonte sacra.

Più tardi, il latino Varrone fornisce un numero di 10 veggenti: Persiana, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia, Tiburtina. Tra le Sibille citate, ottiene una grande fama quella Cumana, perché decantata da Virgilio nel poema epico dell’Eneide, in particolare nel VI libro.

La Sibilla Cumana è descritta come una donna maestosa e spaventosa che aiuta Virgilio non solo a predirgli il futuro, ma lo guida anche nel mondo ultraterreno degli Inferi. Il poeta consulta la veggente a Cuma, non molto distante dal Lago d’Averno, dov’è posto l’oltretomba.

Antro-della-Sibilla

L’antro della Sibilla

Per gli antichi la Sibilla Cumana è conosciuta come Sibilla di Roma, seppur Cuma si trovi vicino Napoli. Secondo una leggenda, la veggente ha stilato i Libri Sibillini: trattasi delle profezie sulla città che sono destinate alla vendita a Lucio Tarquinio, uno dei sette re di Roma. Tuttavia il re non vuole acquistare i testi perché costosi, così la veggente più astuta di lui decide di bruciare qualche libro in maniera tale da aumentarne il costo di quelli rimanenti.

Un’altra leggenda mette in discussione la scaltrezza della veggente e dà maggior importanza al territorio di Cuma. La donna brutta di Eraclito diventa bella e intelligente, queste sue qualità attirano l’attenzione di Apollo, che s’innamora di lei. Il dio le fa una proposta, ossia di esaudire un suo desiderio a patto che giacesse con lui. Lei raccoglie i granelli di sabbia chiedendogli di ottenere tanti anni quanti sono i granelli presi; lui accetta ed esaudisce il desiderio.

Tuttavia la donna non mantiene la parola data, ma si dimentica di specificare in quale età vivere tutti quegli anni di vita, così Apollo la rende anziana. Gli anni passano, diventa sempre più anziana tanto da essere vincolata a vivere nell’antro di Cuma, dove diffonde gli oracoli. Il destino della donna ha diverse versioni: c’è chi sostiene sia ridotta in larva, altri in cicala, oppure stata inserita all’intero di un’anfora d’olio.

Dante Alighieri è influenzato dall’Eneide di Virgilio nel creare la sua Divina Commedia, tra i personaggi ripresi dall’opera, rientra anche la Sibilla nel 33° canto del Paradiso:

Così la neve si scioglie; così si perdevano al vento i responsi della Sibilla. Scritti sulle foglie leggiere.

Simili parole manifestano la difficoltà interpretativa dei responsi della veggente.

Nel periodo storico moderno, le Sibille sono descritte in chiave cristiana poiché la religione si sposa bene con il paganesimo grazie alle Bucoliche Virgiliane: le Sibille come i profeti attendono l’avvento di un bambino divino. La notorietà di queste donne avviene attraverso la pittura, tra le più belle raffigurazioni non si può non citare la Sibilla Cumana realizzata nella Cappella Sistina nel primo decennio del Cinquecento da Michelangelo.

L’affresco fa parte della serie dei Veggenti, la donna mastodontica si presenta anziana con un corpo mascolino, muscoloso, il volto rugoso e la carnagione scura. Si trova su un grande trono, il busto è girato verso sinistra perché intenta a leggere il libro della profezia. Il pittore non fa un copia e incolla da nessun testo letterario, però ha tratto ispirazione dai testi classici e dal testo di stampo cristiano scritto nel 1481 dal domenicano Filippo Barbieri:

Discordantiae sanctorum doctorum Hieronymi et Augustini.

Il Pittore ritrae 5 Sibille: “Sibilla Eritrea, Sibilla Libica, Sibilla Delfica, Sibilla Persica e Sibilla Cumana”. Ci troviamo dinanzi a un numero di 5 veggenti, quindi denota la soggettività dell’artista nell’inserire un numero inferiore di veggenti rispetto a Varrone.

Oggi, l’antro della Sibilla fa parte del parco archeologico di Cuma, che racchiude i fasti della prima colonia di popolamento dei Greci. L’antro si presenta come una lunga galleria scavata nel tufo. Il sito è vissuto in uno stato di abbandono, per questo motivo nel 2016 alcune associazioni culturali si sono mobilitate affinché venisse preservato. La denuncia presenta la seguente dicitura: “Save Sibilla – Save Cuma”. Per fortuna oggi le cose sono cambiate, il sito è aperto al pubblico.

Sitografia:
– http://www.treccani.it/enciclopedia/sibilla_(Enciclopedia-Italiana)/
– http://www.napoli.com/viewarticolo.php?articolo=42344
– https://restaurars.altervista.org/michelangelo-le-sibille-della-sistina-sacro-pagano/
– https://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=157188&pagename=157031
– https://divinacommedia.weebly.com/paradiso-canto-xxxiii.html

Bibliografia:
– B.Blech, R.Doliner, I segreti della Sistina, Milano, Bur, 2008.


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