“La solita zingara”: insultata sul bus, ma scatta la solidarietà antirazzista

Immagine di repertorio


Se nell’ultimo anno gli insulti di matrice razzista sono sempre più diffusi e tollerati in Italia, complice un clima politico che volentieri marcia sui sentimenti negativi, è doveroso anche raccontare episodi che vanno nella direzione opposta.

È questo il caso raccontato da Davide Cipolletta, il quale è stato testimone e parte attiva di quanto avvenuto qualche giorno fa su un autobus della compagnia Flixbus.

Una donna non italiana si trovava sulla linea Napoli-Milano quando è stata sorpresa senza biglietto per il proprio figlio di pochi mesi. Lei possedeva il regolare titolo di viaggio, ma non ne aveva acquistato uno per il bambino. Non sapeva che fosse necessario nonostante il piccolo non occupasse alcun posto, come d’altra parte avviene nel normale trasporto pubblico.

A quel punto alcuni viaggiatori hanno cominciato ad insultare la madre utilizzando una terminologia razzista: “La solita zingara”. Gli altri passeggeri non hanno però sopportato in silenzio quanto stava avvenendo, facendo una colletta per comprare il biglietto. Una reazione di buon cuore e buon senso, ma che diventa eccezionale considerato quanto odio avveleni oggi l’Italia intera. Un gesto del tutto normale, ma dal significato straordinario: c’è chi ragiona ancora con il cuore e la testa non con la pancia, c’è chi non dà ascolto a una propaganda perenne che non risolve problemi, c’è chi in una persona vede un essere umano e non uno straniero.

“In questi giorni, mentre ero sulla linea Flixbus, una donna non italiana è stata apostrofata come “la solita zingara” poiché non aveva comperato il biglietto anche per il figlio di appena qualche mese, supponendo la donna che non fosse necessario, non occupando il piccolo alcun posto.

“Errore assolutamente comprensibile, persino trascurabile, se non fosse il biglietto necessario anche ai fini dell’assicurazione in caso di incidenti. La reazione di alcuni di noi è stata energica, forte e non solo verbale, con una colletta per comperare il biglietto al piccolo.

“Non siamo come vogliono farci credere”


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