Fenomeno baby influencer, i bambini che fanno il lavaggio del cervello ai vostri figli


Un unicorno che cammina da solo, una bambola quasi umana in silicone. Sono solo alcuni tra i prodotti pubblicizzati sui canali youtube da bambini per altri coetanei. Video dalla durata di qualche minuto in grado di tenere appiccicati i più piccoli per ore ed ore. Talvolta la visione dei filmati viene incoraggiata dagli stessi genitori pur di tenere occupati i loro teneri pargoli mentre mangiano oppure si stanno sbrigando le faccende domestiche. Senza accorgersi di quanto la pubblicità stia penetrando lentamente ma inesorabilmente tra i meccanismi mentali dei loro figli.

I bambini passano molte ore soprattutto su youtube dagli smartphone dei grandi. Parliamo di marmocchi dai 3 ai 10 anni completamente attratti e ipnotizzati dai baby influencer. E’ il nuovo fenomeno del marketing che trae ispirazione dai più famosi adulti. La strategia risultata vincente per molti brand è stata applicata anche ai prodotti per bambini. E chi se non proprio gli stessi piccoli possono convincere sulla bontà di un prodotto un loro coetaneo?

I canali preferiti sono instagram e soprattutto youtube, diventato negli ultimi anni una sorta di televisione per i baby di tutto il mondo. Esistono giovanissimi baby influencer che macinano migliaia e migliaia di euro all’anno.

In Italia a precorrere i tempi è stata Silvia che ha fondato un blog per poi sbarcare su youtube con il canale “Silvia&Kids” di oltre 600.000 iscritti. Protagonisti dei video sono i figli Alyssa e Daniel che giocano, vanno al supermercato a comprare caramelle, aprono una cartella piene di sorprese, ecc. Insomma tutto quello che ogni bambino vorrebbe fare durante l’arco di una giornata. In bella mostra le marche dei prodotti. E si sa, quando una anima innocente comincia a desiderare di possedere un determinato giocattolo o mangiare qualche schifezza, i genitori alla lunga acconsentiranno all’acquisto. Su questo tipo di relazione si fonda il marketing applicato ai piccini. Seppur non vengano considerati il bersaglio finale dello spot pubblicitario, in qualche modo indirizzano gli adulti all’acquisto di quel determinato prodotto. Un bambino che recensisce un prodotto, rivolgendosi ad un suo coetaneo è capace di instaurare quel moto emotivo tale da spingerlo a farne richiesta d’acquisto.

Sull’argomento da tempo si sono accesi diversi dibattiti sulle presunte ricadute psicologiche dei protagonisti di questi video, oltre ad un problema legato alla loro privacy in virtù del loro status di minori. Lo scorso 19 luglio, la psicoterapeuta Maura Manca ha rilasciato sul caso una intervista a Quotidiano Nazionale evidenziando i maggiori pericoli per le piccole star: “Se scarto i regali di Natale in diretta, non sto guardando negli occhi i miei genitori, ma milioni di follower. Infatti alzo la voce. Un influencer cresce con un’identità condivisa. Deve fare attenzione a quello che sacrifica e cercare di vivere in funzione della propria persona, non del proprio personaggio”. Sui genitori dice: “Fare da filtro, come il papà di Marghe e Giulia, è meglio che negare tutto e rischiare che i figli usino il telefono degli amici. Bisogna mettere dei paletti, rivolgersi a dei professionisti e ricordarsi che tutto quello che pubblichiamo online resta e diventa la nostra carta d’identità”. 

Esistono anche delle implicazioni irrisolte che riguardano la privacy dei baby influencer. Spesso accade che gli stessi genitori immortalino i figli con post sponsorizzati sui social esponendoli ai fenomeni di pedopornografia e pedofilia. La nuova frontiera del web con un marketing sempre più aggressivo non ha risparmiato i bambini, attori protagonisti di una società che si fonda sull’apparire e non sull’essere.


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