Tragedia di Cardito. La sorellina di Giuseppe: “Fingevo di svenire per salvarmi”


La tragedia di Cardito sconvolse tutta Italia. Il piccolo Giuseppe, appena 4 anni, venne ucciso a suon di botte dal compagno della madre Toni Badre il 27 gennaio scorso. L’uomo, stando alla sua stessa confessione, picchiò sia il piccolo che la sorellina con un manico di scopa perché piangevano.

Va avanti il processo a carico sia dell’uomo che della madre dei due bambini, accusata di non essere intervenuta in difesa dei suoi figli nonostante la tragedia si stesse consumando avanti ai suoi occhi. Oggi ha testimoniato la dottoressa Carmelinda Falco, psichiatra infantile che ha incontrato la sorellina di Giuseppe il 29 gennaio al Santobono, dove era stata ricoverata d’urgenza in seguito alle gravi lesioni inferte dal patrigno.

La dottoressa ha riferito le esatte parole della bambina, un racconto agghiacciante sia sulla notte della tragedia che sulle continue violenze subite in casa: “Papà Toni mi ha messo sotto il rubinetto tenendomi la bocca aperta, mi voleva affogare”, questo è solo uno dei soprusi raccontati dalla piccola.

La psichiatra ha raccontato che la bambina aveva sviluppato una disperata tattica per difendersi: “Per difendersi aveva creato una strategia: fingeva di svenire. Una strategia che aveva suggerito anche a Giuseppe e a noi, che la stavamo aiutando, in quanto ci riteneva in pericolo”.

Riguardo la notte della tragedia, la piccola ha parlato del fratellino: “Ho visto Giuseppe sul divano, non riusciva a parlare, aveva gli occhi un po’ aperti e un po’ chiusi. Gli ho detto: respira. Ha anche parlato della madre che, in base al suo racconto, sarebbe intervenuta solo verbalmente dicendo “Basta, li stai uccidendo”, ma fisicamente non avrebbe mosso un dito per soccorrere i figli.


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