L’esonero di Ancelotti è la peggior sconfitta: il Napoli non fa il salto di qualità


L’esonero di Carlo Ancelotti era la notizia più attesa da gran parte dei tifosi del Napoli. Che Carletto sia una leggenda vivente del calcio non va messo in discussione, ma la stagione si è complicata troppo e, forse, un cambio al timone è proprio quello che ci vuole per raddrizzarla. Sfumato il sogno tricolore, era fondamentale passare il turno in Champions League e giungere agli ottavi. Il quattro a zero è arrivato sì contro una squadra modesta, il Genk, eppure non dobbiamo dimenticare che si tratta sempre della massima competizione europea.

I trofei conquistati non bastano affinché un glorioso passato possa ripetersi in maniera automatica: c’è bisogno di tutte le condizioni idonee che in quest’anno e mezzo di Ancelotti a Napoli non ci sono state. Dopo l’addio di Maurizio Sarri, lo scudetto toccato con un dito e poi svanito, Aurelio De Laurentiis aveva messo in panchina il miglior allenatore in circolazione, quella persona che in un percorso puramente teorico doveva far giungere a maturazione completa il progetto Napoli.

Non è stato così. In questi mesi abbiamo assistito ad un’involuzione sul piano del gioco, a una perdita di quell’identità data da Benitez prima e da Sarri poi. Ancelotti, chiamato a puntellare una macchina quasi perfetta, non è riuscito a raggiungere l’obiettivo. Inutile cercare di capire i motivi: così come la Storia, il calcio non si fa con i se e con i ma, ma segnando il più possibile cercando di subire il meno possibile. Ciclo finito? Responsabilità del tecnico, dei calciatori o della società? Il futuro forse ci darà quelle risposte che in questo momento non abbiamo.

In tale quadro complessivo l’esonero di Carlo Ancelotti sembra la peggior sconfitta del Napoli: un nome da solo in grado di accendere i riflettori, di convincere sponsor e calciatori a dire , di addomesticare quella stampa nazionale tradizionalmente più attenta, permissiva ed elogiativa nei confronti delle squadre che indossano le magliette a strisce. Carletto poteva, doveva essere quel salto di qualità e di immagine miseramente fallito.


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