Caffè Cerrone – Since ’51, come lo preparava il nonno: costa meno dei grandi marchi industriali


A quasi 70 anni di distanza Davide, titolare della omonima Caffè Cerrone – Since ’51, produce fedelmente le raffinate miscele di nonno Luigi che nel secondo dopoguerra trasformò l’antica bottega di coloniali in una torrefazione. Le sue ricette, frutto di anni di lavoro e passione, sono custodite gelosamente nei locali dell’azienda a pochi passi dall’Anfiteatro Campano e dal Mitreo di Santa Maria Capua Vetere. La terza generazione di torrefattori lavora con la spasmodica ricerca di qualità, offrendo ai clienti e partner commerciali prodotti dal sapore antico ed esclusivo.

L’azienda propone una gamma completa di prodotti: dalle utilizzatissime cialde alle capsule per finire alle miscele special e grani, oltre ad offrire un quotidiano supporto ai bar che hanno scelto Caffè Cerrone. Nel 2006 Davide insieme al fratello, sente il bisogno di rinnovare l’offerta seguendo gli sviluppi del consumo dell‘oro nero napoletano. Fonda la Dado Caffè che distribuisce i prodotti della Cerrone entrando prepotentemente nel mercato delle monoporzioni con cialde e capsule.

Può apparire un controsenso, ma acquistando un pacco di Caffè Cerrone si può coniugare qualità e vantaggio sul prezzo d’acquisto: «C’è una grande differenza tra un prodotto come il nostro di tipo artigianale e quello industriale. Prima di tutto si parte dalla scelta delle materie prime che è di altissimo livello, perché non abbiamo bisogno di grossi quantitativi come, invece, accade per le grande aziende. Ma anche la fase di produzione è differente. Noi continuiamo a produrre come una volta, con il ruolo chiave del torrefattore. Non utilizziamo macchine dove il processo è totalmente meccanizzato. Il cliente – spiega Davide Cerrone – deve sapere che acquistando un prodotto artigianale si ritroverà un caffè con caratteristiche diverse. E difficilmente è possibile riconoscerne in altre tipologie di caffè. E costa anche di meno, perché i nostri investimenti riguardano soprattutto le materie prime a differenza dei grandi marchi che spendono fior di capitali in pubblicità, entrano nella grande distribuzione e convincono il consumatore che quello sia il miglior caffè. A qual punto il cliente è pronto anche a spendere di più, pur di accaparrarsi ciò che ritiene un buon prodotto. La differenza di prezzo tra una merce artigianale e una industriale è di circa  il 10/15% e possiede anche una qualità superiore”. 

Eppure in pochi lo sanno. Una disinformazione figlia di una generale industrializzazione e di una capacità di penetrazione nei mercati globali attraverso la pubblicità, stringono in una morsa le piccole, medie imprese e il settore artigianale. Il Sud Italia detiene la stragrande maggioranza di torrefazioni e combatte costantemente per difendersi dagli spudorati attacchi dei colossi industriali del Nord che provano a sottrarre, con i maggiori capitali e con una intensa e a volte efficace politica delle demonizzazione, fette di mercato ai produttori meridionali che faticano a esportare in tutta la penisola, mentre trovano terreno fertile in Europa e nel resto del mondo.

«Per noi è molto più semplice parlare con un cliente estero. In Italia esiste ancora l’idea che i prodotti del Sud non abbiano la stessa valenza come quelli di una azienda del Nord. Ma i caffè sono maggiormente prodotti nel Mezzogiorno e arrivano in tutto il mondo. Al settentrione abbiamo le grandi aziende che combattono solo sull’immagine e quindi martellano sul nostro prodotto presentandolo come scadente, di dubbio gusto, che usiamo più “robusta”. Così facendo demonizzano il discorso sull’espresso e  penalizzano tutti gli altri operatori economici del settore. La cosa migliore è dire: “Vado a Napoli, prendo un caffè che ha crematura scura, gusto deciso perché ha più robusta all’interno”. Se prendiamo il caffè in Sicilia o a Napoli la crematura è scura. A Roma ti dicono che non va bene. Perché sono abituati ad una crema più chiara, ad un gusto più fruttato perché i loro artigiani lo hanno prodotto da sempre diversamente. Ma questo non significa che sia più o meno buono».

Esterno Caffè CerroneDavide non si ferma e spinge sull’acceleratore con obiettivi ambiziosi: «Nel 2020 speriamo di riuscire a portare i nostri prodotti in Europa. Il primo obiettivo è quello di aprire un punto vendita a Ginevra dove praticamente si andrà a riscoprire un punto coloniali. Il passaggio successivo sarà quello di creare un formato di pasta con la nostra miscela di caffè. Al momento il Caffè Cerrone si trova nei punti bar clienti della torrefazione e in piccole rivendite. Non siamo entrati nella grande distribuzione ma siamo presenti on line con lo shop di Amazon e nei vari distributori che acquistano i nostri prodotti. Siamo scelti da tutti quelli che preferiscono un prodotto naturale. Rimaniamo ancorati ad un discorso di bottega, ai coffe shop. La nostra missione è di riuscire ad avere una rete vendita in questi piccoli punti gestiti da giovani e famiglie che vivono sul posto e ti danno la possibilità di crescere insieme». 

E proprio sul territorio di Santa Maria Capua Vetere che Caffè Cerrone affonda le radici, così come i suoi dipendenti. Tutti della città di origine e vicine, perché la politica aziendale a conduzione familiare privilegia i rapporti umani tentando di aiutare la comunità locale, come accaduto nelle scorse festività natalizie dove con il contributo dell’associazione Ciò Che Vedo in città – SMCV, ha fatto trovare nei pacchi da regalare alle famiglie bisognose di Santa Maria, una confezione di caffè.

 


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