Tirrenia taglia la rotta Napoli-Catania e chiude la sede partenopea, 60 posti a rischio


Napoli e Catania. Due città di mare che collegano altrettante regioni del meridione, la Campania e la Sicilia. Fa discutere quindi la decisione della compagnia Tirrenia (di proprietà di un napoletano) di voler ridurre le corse su questa tratta. Oltre a voler chiudere la storica sede di Napoli. Un taglio che danneggia l’economia della nostra regione con il trasferimento dei lavoratori a partire dal primo maggio in altre società del gruppo fuori la Campania.

Per questo l’Assessore alle Politiche Sociale e al Lavoro del Comune di Napoli, Monica Buonanno, ha incontrato le rappresentanze sindacali FILT CGIL, UIL TRASPORTI e FIT CISL che seguono la vertenza ‘CIN TIRRENIA NAPOLI’. Come si legge nel post su Facebook:

Dal tavolo è emerso che Tirrenia ha attuato un piano di dismissione delle linee, in particolare interrompendo in parte i trasporti sulla rotta Napoli – Catania. Tutto ciò è preoccupante, non solo per l’effetto immediato che vede anche la contrazione dei turni di lavoro della Compagnia Unica Lavoratori Portuali Napoli del 30%, ma anche perchè si sta colpendo un settore fondamentale per una città di mare come il capoluogo partenopeo.

Già nelle settimane scorse abbiamo denunciato una situazione che sembra incredibile: è assurdo pensare che l’azienda agisca in modo tale da mettere in pericolo 60 posti di lavoro proprio in questo comparto, compromettendo la vita dei lavoratori e delle loro famiglie, impoverendo ulteriormente il prodotto interno lordo di Napoli. Questa città non ha bisogno di queste tensioni, né di vedere un depauperamento del suo tessuto lavorativo e produttivo. Ed è ancora più assurdo se si considera che Tirrenia è l’unica compagnia che gode attualmente di sovvenzionamenti statali per i collegamenti marittimi verso le grandi isole.

Non possiamo permettere che Tirrenia lasci Napoli e che ciò accada nell’indifferenza generale: l’Amministrazione Comunale chiede, in accordo con le sigle sindacali presenti al tavolo, che intervenga anche l’Autorità di Sistema Portuale Mar Tirreno Centrale. E che incida sulla rivisitazione del piano dell’organico del lavoro portuale. In questo momento – chiarisce la Buonanno – è fondamentale rendere esigibili ed efficaci gli strumenti per la salvaguardia dei livelli occupazionali dell’intera comunità portuale. Non accettiamo che a Napoli si consumi questa tragedia, combatteremo finché non verrà trovata una soluzione e che non paghino sulla propria pelle i lavoratori”.

Una chiusura che era stata annunciata mesi fa e che vede le istituzioni del Comune partenopeo cercare di trovare una soluzione. La sede legale della Tirrenia è infatti a Cagliari, mentre quella operativa è nel capoluogo della Campania. La società italiana di trasporti marittimi venne fondata nel 2012 a Napoli, quando Compagnia Italiana di Navigazione si aggiudicò la gara per l’acquisizione di Tirrenia di Navigazione. Il suo presidente è Vincenzo Onorato, armatore napoletano già presidente di Moby Lines e Mascalzone Latino. E a lui si rivolgono le sigle sindacali per cercare di impedire di infliggere un altro duro colpo all’occupazione della nostra Regione.


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