Coronavirus, la psicologa: “Non lasciamo i bambini davanti alla televisione”


Il refrain degli ultimi giorni viene scandito dai telegiornali nazionali, trasmissioni televisive e naturalmente sui social network. “Andrà tutto bene”, “Restiamo a casa”, sono le parole d’ordine replicate dalla stragrande maggioranza degli italiani in seguito al decreto emanato dal Governo per fronteggiare la diffusione del Coronavirus.

Strade vuote, deserte. Piccoli spostamenti per reperire beni di prima necessità. Le nostre vite sono cambiate improvvisamente e forse non eravamo pronti mentalmente ad una rivoluzione così drastica dello stile di vita. Paura e sconcerto, poi l’esigenza di aggrapparsi ad una speranza. E per questo ci attacchiamo a quelle due frasi per scacciare i brutti pensieri.

Si rimane a casa, con la paura ma anche la consapevolezza di potercela fare. Emozioni che proviamo a spiegare insieme a Rita Menditto, psicologa clinica e psicoterapeuta, responsabile di studio PSY esperta in psicologia dell’emergenza e impegnata nel servizio di Pronto Soccorso Psicologico presso l’ambulatorio sociale A.C.I.S.M.O.M di Napoli.

La paura è un’emozione che si è evoluta per favorire la nostra sopravvivenza, è un’emozione che si sviluppa per evitarci un danno o la morte e assicurarci così la sopravvivenza. È una reazione di fuga davanti a un pericolo e aumenta con la percezione del rischio. Come abbiamo visto, la situazione in città è molto migliorata proprio perché adesso tanti hanno compreso la serietà del problema e  – sottolinea la psicologa – rispettano le regole. Quando non si ha la sensazione di controllo sulla minaccia, perché non la conosciamo adeguatamente, non si hanno le armi per difendersi allora scatta il panico e la paura”.

Mantenere la calma e provare a squarciare le nubi sarebbe un esercizio di fondamentale importanza per continuare a vivere in maniera più serena, nonostante la situazione non sia favorevole: “Per abbassare significativamente il livello di tensione emotiva a cui siamo sottoposti in questo periodo dobbiamo provare ad avere comportamenti adeguati,  pensieri corretti e emozioni fondate. Per cui rispettiamo le regole ed informiamoci attraverso fonti certe e riconosciute.  È importante raccogliere informazioni corrette, quindi controllate da chi è stato scritto l’articolo e se si tratta di una testata giornalistica seria. Fidatevi dei veri esperti e quindi fidatevi soprattutto dei dati diffusi del Ministero delle Salute e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Solo con le dovute informazioni potrai fare una valutazione precisa del rischio,ed abbassare il livello di tensione emotiva a cui sei sottoposto”.

E’ trascorso il primo weekend anomalo. Niente pizza seduti al tavolo, magari con la testa abbassata sul cellulare e poche parole a chi sta di fronte, nessuna passeggiata sul corso o la corsa per trovare parcheggio al centro commerciale. Queste giornate ci regalano una grande opportunità: riscoprire le priorità della nostra vita, rinnovare e migliorare i rapporti interni ad ogni singolo nucleo familiare: “È certo che il relazionarsi con gli altri sia in famiglia che nella società civile è già stato modificato da tutto quello che ci sta accadendo. La nostra quotidianità è completamente e radicalmente cambiata. È stato necessario un rivalutazione immediata della nostre priorità. In tutta sincerità, sono molto felice che ci sia anche quest’aspetto dovuto questo caos. Probabilmente abbiamo assistito ad una radicale virata dei valori relazionali essenziali che si stavano davvero troppo allontanando dal primario benessere dell’uomo, stare con gli altri e creare relazioni significative. Attenzione però, usiamo questo momento per fare insieme non soltanto stare insieme!”.

Tra le criticità di questa particolare situazione di vita, merita un approccio specifico la condizione dei bambini, rimasti a casa ormai da settimane. E dopo aver perso la guida delle scuole, rinunciano senza darsi una spiegazione anche alle relazione con i propri coetanei e all’amore incondizionato dei nonni. Capendoci ben poco.

“I bambini certamente capiscono ben poco ma Le posso assicurare che sentono molto meglio di noi adulti ciò che di emotivo è tra noi! Evitiamo di lasciare i bambini davanti alla televisione o altri media (incluso internet) senza la presenza di un adulto, potrebbero vedere immagini inerenti a quanto accade ed attivare meccanismi di amplificazione della  percezione del pericolo.Ascoltateli attentamente: cercate di capire quale è la loro percezione e rispondete spiegando loro quello che si sta facendo per affrontare e superare il problema in modo semplice, con un linguaggio misurato all’età, lasciando esprimere le emozioni. Per non far subire contraccolpi e fondamentale farli sentire al sicuro, con gli adulti di riferimento vicini. Parlate e giocate con loro: adesso avete tutto il tempo per svolgere qualche attività insieme,  leggete e/o raccontate fiabe, fate qualche gioco da tavolo o vedete un film insieme. Vi raccomando  fategli usare internet e gli smartphone facendo emergere la loro utile funzione: organizzate qualche appuntamento in videoconferenza con i coetanei e/o con qualche compagno di scuola, per soddisfare il bisogno di reciprocità con i pari, essenziale in questa fase del ciclo della vita”


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