Coronavirus, il bollettino del 18 marzo: +35% di guariti, ancora 475 morti. Tra questi più uomini


In Campania i casi positivi di coronavirus sono al momento 577. Dati che mancano a quelli generali forniti oggi dalla Protezione Civile nel consueto bollettino di aggiornamento sul coronavirus nel nostro paese. Come fa sapere Angelo Borrelli:

Si registravano 1084 guariti, 4025 in tutto con un incremento del 35%. Il trend è stazionario, 28710 i positivi, 12090 in isolamento domiciliare, 2637 in terapia intensiva. Oggi si contano però anche 475 deceduti. Oggi i pazienti trasferiti tramite Cross (in altre Regioni) sono 75 ed è proseguita l’operazione per creare strutture e ospedali da campo, le forze armate sono attive a Crema e a Piacenza. E’ proseguita l’attività di distribuzione di mascherine (circa un milione) e 40 ventilatori. E’ aperto un conto corrente sul sito della Protezione Civile per raccogliere le donazioni per comprare le attrezzature sanitarie. Voglio concludere con un messaggio di vicinanza ai sindaci dell’area della bergamasca che in questo momento stanno vivendo un momento di grossa fatica. E’ necessario adottare corretti comportamenti, contenete gli spostamenti perché i dati di oggi ci fanno pensare positivo solo con l’adozione di corretti comportamenti.

Parla Brusaferro soffermandosi su alcuni dati relativi alla mortalità:

“Due volte a settimana produciamo i rapporti sull’andamento dell’epidemia e della mortalità. La curva epidemica a livello nazionale è in crescita, alcune regioni del Nord sono maggiormente coinvolte. In altre aree del Paese c’è una crescita anche se non veloce. Regioni che apparentemente non hanno numeri così elevati, non deve creare false illusioni. Soltanto se tutti evitiamo contatti stretti e manteniamo le regole di isolamento solo questo ci può aiutare. L’impegno delle terapie intensive è importante. Voglio sottolineare l’importanza per le persone positive con pochi sintomi o del tutto assenti, che queste persone devono rispettare le regole di isolamento. Abbiamo creato fogli di istruzione sul sito. Queste sono le persone che possono trasmettere l’infezione anche chi ha solo un po’ di moccio, o qualche congiuntivite. La seconda raccomandazione è fatta attorno alle persone fragili. La mortalità colpisce persone affette da patologie e anziane.

Chi muore sono sopratutto uomini, le donne sono solo 30% e hanno 80 anni. Non sappiamo ancora perché. La differenza di età tra chi decede e chi ha un’infezione ha un’età che mostra quasi 15 anni di differenza. I picchi più elevati vanno dai 70 anni, crescendo per quelli oltre gli 80. Queste persone hanno anche altre patologie che va da cancro a insufficienza renale. Il 48.5 ha tre o più patologie, il 27% due, il 25% ha un patologia, all’analisi attuale soltanto lo 0,8% risulta avere 0 patologie. Febbre, dispnea e tosse sono i sintomi più frequenti. Tra i più giovani, guardano i decessi sotto i 50 anni, troviamo persone già con alcune patologie come quelle cardiovascolari, diabete, obesità. Non dobbiamo mollare ora. Abbiamo un’età media molto elevata forse per questo registriamo più decessi rispetto agli altri paesi. Anche con l’influenza stagionale basta un piccolo fattore per far alterare l’equilibrio di persone già deboli. L’infezione in questo caso è la goccia che fa spostare un equilibrio già fragile”. 

Tocca alle domande dei giornalisti. Sulla situazione di Bergamo e l’incremento di contagi:

“La realtà di Bergamo e Brescia è dove ci sono popolazioni anziane che avevano un’ottima qualità della vita anche con più patologie ma che in questa situazione sono a maggior rischio. Non possiamo fare previsioni. Oggi siamo in ampia crescita, l’auspicio è che queste misure cercano di attenuare questa curva ed evitare che si creino in altre regioni. La Lombardia è strettamente interconnessa e questo facilita. Il fattore contiguità lo cogliamo in varie cose. Una parte dell’Emilia del Nord è in stretta connessione con queste aeree”. 

L’8% dei contagiati sono operatori sanitari.

“Abbiamo segnalazioni di decessi in ospedale e nelle case di riposo, luoghi dove stanno persone fragili e che vanno protette. Non escludo dei decessi a casa. Gli operatori sanitari sono diventati positivi, anche qualche medico ha perso la propria vita. Cerchiamo di garantire gli strumenti adeguati, a ora siamo in una chiave di mezzo. Ci diamo supporto noi e le Regioni, per avere le mascherine in Brasile o sbloccare delle merci. Dobbiamo trovare sul mercato internazionale le mascherine e come una tela che tessiamo di giorno e viene disfatta la sera perché alcune commesse non si concretizzano per la chiusura delle frontiere”. 

Sulla sieroprofilassi.

“E’ un’ipotesi utilizzare il plasma dei guariti. Ma bisogna poter dosare il numero di anticorpi presenti. Ognuno di noi ha una risposta anticorporale diversa in funzione del nostro sistema immunitario. Non abbiamo tecniche standardizzate condivise ed è un limite. Ma non vuol dire che non lo avremo. Se riusciamo a dosarli, possiamo selezionare il plasma e utilizzarlo per supportare le difese immunitarie delle altre persone. I nostri centri di ricerca stanno lavorando su questo, prossimamente ne sapremo di più”.

Sul prolungamento dell’isolamento.

“Credo che è ancora presto per dire se prolungheremo oltre il 3 aprile. Si dovrà aspettare ancora una settimana per capire le tendenze. Il nostro Paese è stato bravo per adottare misure adeguate e giuste, oltre che proporzionali. Tocca tutto il mondo questa pandemia e diventa una battaglia centrata sui comportamenti e i provvedimenti vanno modulati in funzione di quello che avviene. L’efficacia dei provvedimenti passa attraverso i comportamenti singoli. Un test negativo oggi, domani potrebbe essere positivo. Anche i test sono in fase di sviluppo, non solo l’arma decisiva. Lo sono i nostri comportamenti. Lasciamo che questo comportamento particolarmente restrittivo dia i suoi frutti”.

Su Fontana che dice che non riescono più a curare tutti. O che il numero di Bergamo è sottostimato, come farà il Sud?

“Che io sia preoccupato penso che non saremmo qui. Siamo impegnati per cercare di fare in modo che scenari critici non si verifichino in altre aeree del paese. L’appello è lavorare insieme, il nostro comportamento è determinante anche se abitiamo chilometri di lontananza dalla Lombardia. Sono confrontato dal fatto che colleghi, autorità, volontariato, cittadini, sembra che abbiano capito e che il messaggio sia passato. I morti di Bergamo è perché la popolazione ha molti anziani e c’è un’alta circolazione. La sanità bergamasca ha professionisti bravissimi ma quando i numeri sono di un certo tipo, diventa difficile fare di più”.

Sul Veneto che regge e fa molti tamponi.

“L’altra grande scommessa è la gestione delle persone a domicilio, che sono positive o che sono state a contatti stretti. Sono certo che tutte le Regioni, stanno rintracciando le persone anche con pochi sintomi e che rimangano a casa”.

 

 


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