Ristorante e Pizzeria La Spelunca: “Pronti per riaprire, come ci stiamo organizzando”


C’è un intero comparto in grande sofferenza per effetto della crisi economica innescata dall’emergenza Covid-19. Pizzerie e ristoranti, al pari di altre attività commerciali quali bar, pasticcerie e negozi, chiusi da un mese e mezzo con la paura di non vedere la luce in fondo al tunnel.

Le misure stringenti varate dalla Regione Campania impongono il divieto di effettuare il servizio di food delivery (consegna a domicilio, ndr) diversamente da quanto accade in tutte le altre aree del Paese. Un blocco totale e inaspettato che sta procurando non pochi danni ad un numero consistente di famiglie.

Da qualche giorno si dibatte sulla possibilità di autorizzare il servizio con le dovute cautele e regole. Una opportunità che potrebbe consentire di tamponare le perdite sopportate e quelle a venire fino alla riapertura dei locali.

«Stiamo prendendo schiaffi da tutte le parti – ammette il titolare del ristorante e pizzeria La Spelunca di Santa Maria Capua Vetere, Anonio De Stasio -. Il dramma non è solo di chi oggi sta chiuso, ma di tutti quei dipendenti con contratti a tempo determinato che per lo Stato sono diventati invisibili. Avevo tanta merce in giacenza, ne sto regalando un po’ perché col tempo andrebbe a deteriorarsi».

Antonio De StasioAntonio si dice pronto ad effettuare il servizio delivery, organizzandosi anzitempo. De Luca permettendo. «Se ci offrono questa possibilità noi siamo pronti, ho i mezzi per poter effettuare il servizio con tutte le precauzioni del caso. Abbiamo già costruito un menù che esclude tutte le pietanze a crudo. Esempio? Sulla pizza il basilico non ce lo metto. Possiedo un furgone refrigerato, ho acquistato un apposito packaging per i diversi tipi di pietanze oltre a bustine di olio, sale e aceto». Una prestazione da espletare con modalità diverse a tutela della salute pubblica. Occorrerà per tutti apportare delle necessarie modifiche per mettere in sicurezza lavoratori e clienti.

Ma le paure non si fermano ai mancati incassi di questi giorni ma anche al momento, ad oggi non calendarizzato, in cui avrà inizio la fase 2. Sono state annunciate misure restrittive per l’accesso e la sosta nei locali: ingressi scaglionati, tavoli ad almeno un metro di distanza. Ciò comporterà un numero di coperti sostanzialmente minore. A questo è possibile prevedere un aspetto psicologico tale da indurre le persone all’astensione nella frequentazione dei locali. Perché se è vero che il genere umano riacquisterà un barlume di normalità solamente con il vaccino, si fa strada l’idea di uno stile di vita e di abitudini che in via precauzionale saranno rimodulate rispetto al recente passato. A danno dei commercianti e dell’intero sistema economico.

«Non so quanti locali riusciranno a riaprire con le limitazioni paventate. Io ho un locale grande e potrò ricominciare, ma per chi possiede spazi ridotti la vedo dura. Sarà una ghigliottina economica. Per quanto ci riguarda abbiamo già preparato il piano con distanziamento, tavoli separati da una distanza di quasi due metri l’uno dall’altro. Prevedo una decrescita dei coperti disponibili del 50%. Per questo mi chiedo chi oggi ha a disposizione 50/60 posti a sedere, come riuscirà a riaprire? Sto già facendo scorte di guanti, mascherine che doneremo anche ai clienti, igienizzanti e ovviamente dovremo rifare la scorta di materie prime. A conti fatti, la nostra riapertura ci costerà circa 10.000 euro».


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