“Paziente Covid al Pronto Soccorso” e Ariano Irpino diventa zona rossa, ma dieci giorni più tardi


Cosa è successo davvero ad Ariano Irpino? E’ stato chiuso tutto in tempo? si è fatto tutto il possibile per evitare i contagi? Davvero il contagio nella “zona rossa” montana, 51 morti dei 317 campani, è stato provocato, come ci è stato detto, soltanto dalla partecipazione di qualche arianese alle cerimonie religiose che hanno sviluppato i focolai del Vallo di Diano, al netto del disastro generale delle RSA?

Il Corriere del Mezzogiorno fa un rewind di ciò che è successo circa un mese e mezzo fa analizzando nel dettaglio tutti gli avvenimenti.

La situazione ad Ariano Irpino, «zona rossa» dal 15 marzo, precipita già dalla prima settimana del mese, quando al Pronto Soccorso del Frangipane entra una donna, positiva, tra l’altro moglie di un medico locale e infermieri e medici, in “33” ma non è chiaro per quanto (vedremo più avanti) finiscono in “isolamento fiduciario” e la Asl comincia a cercare formalmente nuovo personale e non lo troverà.

La notizia, in maniera sorprendente, non ha l’ eco che meriterebbe, l’attenzione ritorna sull’ospedale il 17 marzo, quando i camici della medicina generale del Frangipane si decidono a lanciare un allarme rivolgendosi alla stampa locale perché li ascolti soprattutto De Luca; si dimette il direttore sanitario Gennaro Bellizzi, che resta primario. Dalla domenica del 15 a martedì 17 marzo muoiono per covid quattro irpini, sono le prime vittime e sono 64 i contagiati, 35 solo ad Ariano al secondo giorno di «zona rossa».

A fare rumore, sempre il 17, c’è anche il deputato M5S irpino Generoso Maraia che dal suo profilo social scrive: «Abbiamo tante persone a casa con febbre alta e crisi respiratorie che non ricevono assistenza. Ambulanze che arrivano dopo 8 ore e ricoveri negati per mancanza di posti letto. Ho sollecitato il servizio epidemiologico per verificare i sospetti positivi e provvedere. Siamo abbandonati a noi stessi a questo è servita la zona rossa?».

E Francesco Todisco, consigliere delegato del presidente De Luca per le Aree interne, gli risponde: «È assolutamente inaccettabile che un deputato della Repubblica dica falsità e crei allarmismo in questa fase per fare speculazione politica. Dalle verifiche fatte coi rappresentanti istituzionali emerge che ad Ariano (Comune commissariato, ndr) le ambulanze e i prestatori di pronto soccorso hanno dotazioni di presìdi di sicurezza per altri 8/10 giorni. Ciò che purtroppo invece preme segnalare all’Asl in questo momento è la carenza di medici di base ad Ariano perché i più risultano fra le persone positive e/o messe in quarantena e occorre che l’Asl si attivi per procedere ad una loro sostituzione temporanea così da garantire questo primo fondamentale contatto ai cittadini». Insomma dice: l’Asl, che ovviamente dovrebbe già saperlo che mancano i medici, se la sbrighi. Al 17 il Frangipane è sempre senza personale.

Eppure faceva allarmismo già venerdì 13 marzo anche il presidente dell’Ordine dei Medici di Avellino Francesco Sellitto scrivendo ai direttori dell’Asl, ai sindaci, al prefetto e al presidente De Luca: «Visti lo stato di criticità che coinvolge tutte le componenti sanitarie (medici e infermieri) la messa in quarantena di molti di essi e la chiusura temporanea di Pronto Soccorso e Unità Operative; vista la carenza di DPI che vanno utilizzati in maniera corretta con conseguente elevato consumo CHIEDIAMO un programma di diagnostica periodica, tramite tampone, per tutti gli operatori sanitari impegnati nell’assistenza a pazienti positivi o sospetti; La disponibilità di presidi DPI da consegnare rapidamente a tutti i sanitari e non solo, con un appello che vuole essere un grido d’allarme di quest’Ordine a provvedere alla sicurezza degli operatori sanitari che stanno lavorando senza risparmio di energia, che si stanno ammalando, immolandosi sull’altare della professione e del giuramento d’Ippocrate. Questi professionisti meritano il giusto rispetto e le giuste attenzioni delle istituzioni; non è più il tempo di rinviare le consegne a tutti, ripeto a TUTTI i professionisti impegnati di quanto necessario alla loro sicurezza per non dover piangere ancora colleghi “EROI” perché svolgevano il loro lavoro senza risparmiarsi». La comunicazione inoltrata pure ai primi cittadini, una quarantina, dovrà essere sfuggita quanto meno al consigliere per le Aree Interne, Todisco.

Ma torniamo a martedì 17. Il quotidiano locale Irpinia News informa delle dimissioni del direttore sanitario del Frangipane Gennaro Bellizzi e c’è una prima richiesta di commissariamento della Asl di Sinistra Italiana: «Ci sono tante domande a cui rispondere: le condizioni in cui medici e infermieri svolgono il proprio lavoro al Frangipane, se i dispositivi di protezione sono disponibili e adeguati, se è garantita una sanificazione e una sicurezza della struttura» e al Frangipane si sommano le segnalazioni delle sigle sindacali del Moscati che chiedono un tavolo di crisi «rappresentando una situazione insostenibile per la carenza di personale e per l’assenza di condizioni di sicurezza minime, per imminente saturazione della terapia intensiva ed altri reparti».

Toni Della Pia, segretario di Rifondazione, aggiunge che «Bellizzi si è dimesso da direttore sanitario dell’ospedale di Ariano denunciando gravi carenze ma riteniamo i tempi inappropriati vista l’emergenza in corso e constatando che pure l’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi ha quotidiane difficoltà per mancanza di personale, che quello di Bisaccia continua ad essere chiuso, che le medesime criticità sono segnalate anche al Moscati e al Landolfi di Solofra riteniamo che i dirigenti Asl stiano dimostrando inefficienza e improvvisazione pertanto invitiamo De Luca a intervenire ad horas». Ma va anche detto che le “armi”, ovvero la Sanità strutturale di cui è dotata la provincia irpina, sono queste dai tempi di relativa “pace”.

La prima lettera dal Frangipane. «Gli operatori sanitari dell’ospedale Frangipane intendono lanciare un appello alle istituzioni affinchè vengano messi nelle condizioni di sicurezza necessarie per poter aiutare efficacemente la popolazione a far fronte alla dilagante pandemia» è la lettera aperta dalla Medicina interna indirizzata il 17 a De Luca, al prefetto e l’Asl attraverso i media locali (Irpinia News).

E mettono nero su bianco: «Non è possibile lavorare avendo la consapevolezza di essere noi stessi potenziale fonte o veicolo di contagio. Non è nostra abitudine effettuare richieste a mezzo stampa ma l’evidenza imbarazzante che, parte del personale ospedaliero, risulti quotidianamente positivo ai tamponi tra l’altro dopo esposizioni a cui nemmeno più si riesce a risalire, ci ha mosso a scrivere alle più alte cariche. L’episodio della chiusura del pronto soccorso avrebbe dovuto suggerire il vero grande problema che sta esplodendo in queste ore convulse e cioè che qualsiasi servizio sanitario, ancor più nelle aree interne della regione, già ridotto all’osso in tempi di pace non avrebbe potuto reggere a tempi di guerra col personale sanitario addirittura falcidiato. Chiediamo pertanto la bonifica completa e totale della struttura e lo screening totale del personale prima di riavviare a pieno le attività. Mettiamo in sicurezza, disponiamo validi percorsi di assistenza ed emergenza, mettiamo a disposizione tutti i nostri posti letto diventando Centro Covid». Ovvero si eviti il disastro di Alzano Lombardo se possibile.

Ora, il Pronto Soccorso del Frangipane in realtà chiude il 5 di marzo. Avete capito bene. L’ordinanza di De Luca che dispone la zona rossa, la numero 14, arriva di domenica 15 coi militari. Della chiusura del Pronto Soccorso ne dà notizia per primo il quotidiano locale Ottopagine: «Una donna arianese di 59 anni con febbre e sintomi respiratori accompagnata dal marito (un medico del posto, ndr) è giunta in pronto soccorso. Nessun accesso nella tenda pre-triage, non si sa per quale motivo. Un’infermiera, un’anestesista e un’autista sono al momento in isolamento e il resto degli operatori in attesa di disposizioni. Turno pomeridiano composto da quattro infermieri, due medici, due oss e una guardia giurata (…) Saltando il pre-triage opportunamente allestito sono in pratica venuti meno tutti i parametri di sicurezza predisposti.

Questo il dispositivo dell’Uoc emergenza territoriale diretta da Gennaro Bellizzi: “A seguito di un caso sospetto di coronavirus transitato per il pronto soccorso in accordo con l’infettivologa dell’azienda Moscati se ne dispone la chiusura per il tempo necessario”».

La mattina successiva davanti alle telecamere di Irpinia News c’è anche il dg Asl Maria Morgante. Il Servizio di Epidemiologia e Prevenzione dell’Asl di Avellino, è la nota stampa, «ha effettuato i tamponi su tutto il personale sintomatico in servizio: 15 di cui 6 risultati positivi. E’ stato effettuato un primo intervento di sanificazione dei reparti interessati e sono state poste in sorveglianza sanitaria 450 persone su tutto il territorio provinciale». Quindi Morgante chiede «ai medici di Medicina Generale ancora uno sforzo maggiore per garantire a tutti l’assistenza necessaria» e «rispetto alla fornitura di DPI la Regione e la Protezione Civile si sono attivate per garantire un approvvigionamento costante pur nella difficoltà del momento» e conclude: «I politici piuttosto che fare polemiche ci aiutassero, voglio invece rivolgere un grazie di vero cuore a tutti gli operatori sanitari».

Il 19 marzo un medico di famiglia dall’esperienza quarantennale, Bruno Aliberti, presidente del comitato Scelte Coraggiose, chiede coi sindaci di Solofra e Montoro di riconvertire gli opifici per la produzione di mascherine (che non si trovano, dice, manco a pagarle) ma soprattutto lancia un video messaggio con cui annuncia di aver spedito un Sos a De Luca e invita i dirigenti Asl a dimettersi «se non sono in grado di cambiare passo e di affrontare l’emergenza».

Aliberti parla dei colleghi della medicina territoriale lasciati al caso e senza dispositivi di sicurezza, istruiti con circolari Asl piuttosto generiche e scarne – a suo dire – e parla del personale 118 anche più a rischio perché senza mascherine visiere e guanti a sufficienza. In quei giorni , come è successo a Napoli 2, le ambulanze irpine restano ferme o perché mancano dispositivi di protezione per il personale oppure perché sono «in attesa di sanificazione». Intanto il contagio cresce: 85 positivi, dei quali 45 ad Ariano, 5 vittime in tutta l’Irpinia, 3 sono di Ariano.

Nel pomeriggio del 19 alle 16 c’è un lancio di De Luca che annuncia «interventi urgenti per gli ospedali irpini con assunzione di nuovo personale e verifica dei servizi». Quel personale che invece «ha preferito il Moscati di Avellino al Frangipane di Ariano» dirà poi lo stesso De Luca in diretta un mese più tardi, il 17 aprile.

Il presidente comunque parla di «intervento di estrema urgenza per il Moscati e per l’ospedale di Ariano» poiché «si registrano inaccettabili attese per le ambulanze al Moscati e gravi difficoltà al presidio di Ariano. E’ stato disposto un intervento ad horas per affrontare e risolvere ogni criticità esistente e per l’assunzione di nuovo personale con immediata verifica sull’organizzazione dei servizi».

Nelle stesse ore, il sindaco di Avellino Gianluca Festa annuncia in diretta social «il contagio di eroici operatori del 118» e dice: «Avellino deve poter decidere cosa è necessario fare sul proprio territorio, per contrastare questa emergenza bisogna intervenire bene e subito e dobbiamo sedere al tavolo delle decisioni, serve un piano di emergenza speciale per l’Irpinia».

Il 21 marzo il sindaco di Avellino riunisce in video conferenza il comitato dei primi cittadini irpini, sono oltre 40: preoccupano gli operai delle attività industriali e si parla soprattutto di tamponi, di laboratori mobili che non arrivano oltre Benevento, di mascherine che devono essere garantite sicure, della Asl locale. «Vogliamo e dobbiamo poterci interfacciare direttamente con De Luca. L’Irpinia ha esigenze diverse abbiamo la percentuale più alta di ammalati e quest’emergenza deve essere affrontata con provvedimenti straordinari». Il 26 Festa in piena rottura con la Regione va ad Agorà e parla di modello Corea e tamponi a tappeto.

Ora, c’è una fitta corrispondenza dei sanitari del Frangipane diretta al presidente De Luca, anzi, sono piuttosto appelli prima timidi e reverenziali ma che poi sviluppano quasi diffide. I medici, quelli rimasti in servizio al netto di quarantene e intubazioni in intensiva, si mortificano in particolare quando De Luca li liquida con un «andate a lavorare». Riportiamo alcuni “stralci” probabilmente significativi.

«Caro Presidente De Luca non sappiamo chi la sta informando sulla situazione sanitaria e sulle assenze degli operatori sanitari ad Ariano Irpino ma chi lo fa lo sta facendo male! I medici sono al loro posto di lavoro nonostante alcuni colleghi siano in quarantena, altri contagiati ed altri ancora siano ricoverati ed intubati in rianimazione, abbiamo continuato a lavorare nonostante la carenza di adeguati dispositivi di protezione individuale ed il mancato screening diagnostico da lei previsto per i “contattati” al fine di evitare ulteriori contagi (…)

Da sempre lavoriamo sotto organico ed in condizioni disagiate ma le nostre lamentele non hanno mai oltrepassato le porte della struttura per arrivare a lei. Stiamo facendo del nostro meglio nel collaborare coi vertici Asl pur in assenza di un disegno programmatico o una strategia, una pianificazione che avrebbe dovuto essere stilata sin dagli esordi di questa epidemia che ha visto in Ariano Irpino l’epicentro.

Riteniamo di non meritare il rimprovero che lei ci ha fatto dicendo “andate a lavorare” e facendoci apparire agli occhi della comunità e della regione come la causa delle gravi inefficienze dovute invece ad una dirigenza impreparata a gestire l’emergenza e poco attenta alla salute dei suoi dipendenti. Continuiamo umilmente…

Le chiediamo di individuare e/o realizzare un “percorso non contaminato” per i pazienti affetti da patologie ordinarie non Covid19 programmate da lungo tempo, urgenti e non (vedi pazienti oncologici in prima diagnosi, in terapia oncologica, già trattati o operati e bisognosi di un second step) per i residenti “blindati” all’interno della zona rossa. La aspettiamo per una visita alla nostra struttura. A firma del personale sanitario tutto».

25 marzo

«Questa lettera vuole esprimere profondo sconcerto e indignazione per l’inspiegabile “assenza” della direzione strategica della ASL nel dar risposta ai grandi problemi che angosciano tutto il territorio e l’Ospedale di Ariano Irpino. A nulla sono valse le numerose richieste, con le quali si sottolineavano le gravi carenze di personale, la carenza di strumentazioni, di beni e servizi essenziali per poter assicurare l’idonea erogazione dell’assistenza sanitaria ai cittadini.

Un ospedale in cui pazienti, medici, infermieri, tecnici, o. s. s. sono impauriti, sia per la contagiosità ed aggressività del virus, sia per l’inadeguatezza e lo scarso numero di quei dispositivi di protezione individuale (mascherine, visiere, tute) che garantirebbero un minimo di sicurezza. Siamo abbandonati a noi stessi dalla ASL che affronta in maniera del tutto inadeguata questo tragico momento, mettendo a rischio pazienti (ricoverati e quelli chiusi in casa), cittadini ed operatori sanitari non eseguendo test diagnostici Covid-19.

Le carenze cominciano a livello territoriale dove, come denunciato dal presidente dell’ordine dei medici e dai sindacati degli infermieri,mancano presìdi e medici di base ( per quarantena o malattia) e la dove ci sono, non vengono messi in grado di operare in sicurezza . Lo stesso vale per il 118. Non esiste un servizio di epidemiologia efficace e non esistono linee guida adeguate. Non esistono ambulatori specialistici organizzati. E’ stato semplice bloccare e tagliare le attività, ma i pazienti a chi si rivolgono? Sono chiusi i reparti di Medicina, Lungodegenza, Neurologia ed Ostetricia e Ginecologia. Esiste solamente un percorso per pazienti affetti Covid-19 (32 p.l. + 7 di terapia intensiva) già saturi.

Le altre UOC sono sottotono perché il personale viene utilizzato in parte ed a rotazione per il percorso Covid-19 che in realtà, anziché occupare un’ala dell’Ospedale è mal distribuito in maniera da mettere a rischio di infezione tutti gli ambienti (dal Pronto soccorso alla sala operatoria) e tutto il personale. In questo drammatico scenario, vediamo solo a distanza e sui media il nostro Direttore Generale fare dichiarazioni di sostegno e vicinanza verso i propri dipendenti. Allo stesso modo non abbiamo mai visto (pur se Specialista in Igiene ed Epidemiologia con esperienza all’ISS) il nostro Direttore Sanitario Aziendale.Abbiamo la fondata paura che questo ospedale diventi solamente un lazzaretto Covid-19 senza avere mezzi adeguati e personale.

Non vediamo applicare protocolli e percorsi adeguati per evitare il propagarsi dell’infezione in Ospedale, cosi come non vediamo una programmazione a breve-medio termine sul mantenimento di attività di tutti gli altri reparti. Di contro dopo la chiusura di otto giorni del Pronto soccorso, ogni giorno di più la sfiducia dei cittadini va aumentando.

Chiediamo una reale e tangibile assunzione di responsabilità e di adoperarsi immediatamente affinchè vengano reperiti, nonostante l’attuale difficoltà di approvvigionamento, i dispositivi indispensabili ai lavoratori per poter operare in condizioni di sicurezza, i farmaci, le attrezzature, l’assunzione di specialisti, medici, infermieri. Lo screening di operatori, pazienti ospedalizzati e domiciliati, loro familiari e cittadini rimane il fondamento di una efficace prevenzione. Una dirigenza esperta e presente sul campo sarebbe una garanzia per tutt

26 marzo

«Al Presidente della Giunta Regione Campania; Alla Deputazione Irpina presso il Consiglio Regionale; Al Prefetto di Avellino».

«Noi Direttori e Responsabili delle UU.OO. dell’Ospedale “Sant’Ottone Frangipane” di Ariano Irpino, DEA di I livello, redigiamo e sottoscriviamo il presente documento a causa della forte preoccupazione per gli eventi succedutisi in queste ultime settimane, in coincidenza dell’emergenza COVID-19».

«Nei giorni trascorsi abbiamo assistito a situazioni di particolare gravità: notevole carenza di dispositivi di protezione per il personale impegnato nell’ospedale, compresi coloro che operano nelle zone ad alto rischio biologico ( aree Covid-19); assenza di percorsi e protocolli diagnostico-terapeutici specifici chiaramente codificati, o al più realizzati in maniera estemporanea inseguendo gli eventi del momento e ancor meno di percorsi all’interno dell’ospedale chiaramente separati fra pazienti Covid-19 e affetti da altre patologie; assenza di una chiara strategia identificativa di potenziali portatori dell’infezione, sia fra i ricoverati apparentemente affetti da altre patologie sia soprattutto fra gli operatori sanitari; assenza di una quotidiana e capillare sanificazione ambientale e di corretta e periodica disinfezione di tutti gli ambienti interni ed esterni; assenza di formazione per tutto il personale esposto in prima linea e di formazione per la corretta vestizione e svestizione di DPI; assenza di contenitori biologici all’interno e all’esterno dell’ospedale per lo smaltimento di DPI usati infetti o potenzialmente tali; assenza di figure professionali quali uno specialista infettivologo e uno pneumologo con maturata esperienza».

«Abbiamo dovuto registrare una notevole presenza di personale colpito dal famigerato coronavirus, qualcuno anche in maniera estremamente grave; malgrado ciò continua l’opera instancabile di medici, infermieri e OSS . E tuttavia,ancora oggi non si è addivenuti alla determinazione di sottoporre tutti gli operatori e i pazienti attualmente ricoverati anche per patologie no-covid-19 all’esame del tampone nasofaringeo, al fine di isolare tutti gli eventuali portatori del virus, in modo da ridurre drasticamente la diffusione della patologia e impedire di farsi essi stessi inconsapevoli propagatori dell’infezione di un focolaio epidemico ospedaliero.

Se Ariano Irpino è stata considerata “zona rossa”, ebbene, logica e buonsenso avrebbero dovuto imporre una strategia molto più stringenteed è assolutamente paradossale alla luce delle suddette considerazioni, apprendere dalla stampa la notizia dell’esecuzione dei tamponi per tutto il personale dell’Ospedale “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi , struttura che ha avuto un impatto assolutamente trascurabile rispetto all’Ospedale di Ariano : un solo caso di sospetto contagio tra il personale!

La situazione sopra citata ha avuto come scontata conseguenza l’insorgenza di autentico motivato sentimento di terrore da parte dei cittadini nei riguardi della sicurezza del nostro ospedale con il risultato di un vero e proprio crollo degli accessi di situazioni di urgenza/emergenza e tra queste a destare la massima preoccupazione sono infarto del miocardio, gravi aritmie, ictus cerebrale, emorragie digestive, insufficienza renale acuta, traumatismi, con la triste conseguenza di morti che potrebbero essere evitate (come purtroppo ci è stato dato di osservare con l’arrivo in ospedale di pazienti ormai in stato cadaverico).

A queste problematiche si sta rispondendo con una strategia organizzativa affidata a due colleghi: il Direttore Sanitario ad interim proveniente dal presidio alto irpino di Sant’Angelo dei Lombardi di cui conserva l’interim della Direzione Sanitaria oltre che l’incarico di Direttore del Laboratorio ( non essendo stato ancora espletato per ragioni a noi sconosciute il concorso per la direzione sanitaria del “Frangipane” dal 2018) e il neo Direttore della Anestesia e Rianimazione di Ariano Irpino e lascia francamente sconcertati l’assenza totale del Direttore Sanitario Aziendale, mai visto al “Frangipane”, sia prima che durante l’emergenza Covid-19 : un’assenza che riteniamo gravissima in un momento in cui il supporto del vertice sanitario aziendale doveva rappresentare un’assoluta priorità».

E continuando chiedono «immediata e “robusta” iniezione di dispositivi di protezione individuale onnicomprensivi ( tute protettive, idonee mascherine filtranti, kit completi di biocontenimento per Covid 19) continuamente rinnovati secondo le vigenti raccomandazioni sanitarie al fine evitare qualunque , anche solo transitorio, momento di “default”; immediata assunzione per il “Frangipane” di personale medico nella misura di almeno 30 (trenta) unità; immediata assunzione di almeno 70 fra infermieri ed OSS che possano offrire particolare sostegno ai reparti di PS e di terapia intensiva (…) definire una separazione di percorsi fra pazienti COVID e NO COVID; immediata esecuzione dei test di screening del coronavirus, soprattutto di quelli a risposta rapida, su tutto il personale operante nel “Frangipane” e sui ricoverati attuali e futuri con immediato isolamento dei positivi ( compresi gli asintomatici)».

Sono sette le Procure dell’intera Campania che stanno verificando inciampi terribili nella gestione dell’emergenza, con fascicoli su ospedali e case di riposo: Napoli, Napoli Nord, Benevento, Avellino, Salerno, Nola e Torre Annunziata sono al lavoro per esaminare denunce arrivate già prima di Pasqua sulle scrivanie dei procuratori aggiunti, sia per i decessi e per i contagi nelle strutture di riposo per anziani che per la scarsa dotazione ospedaliera, ad esempio, del covid hospital Boscotrecase descritto dai medici, anche qui, come un «lazzaretto» dove «mancano i kit per la tracheotomia, le pompe infusionali, i reagenti per gli esami..». Dei primi 11 ricoverati a Boscotrecase, 5 sono morti. E’ cronaca. Scenario greve pure all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli dove sono 45 i contagiati. Oltre 20, invece, all’Umberto I di Nocera Inferiore. Questi almeno i casi su cui si indaga.

Poi c’è Ariano Irpino: sul focolaio del Centro Minerva indaga la Procura di Benevento, 11 decessi. Sempre la Procura sannita ha in carico il fascicolo che riguarda il centro riabilitativo beneventano di Villa Margherita e quello dell’ospedale Frangipane, proprio per il ricovero di una paziente positiva portata in pronto soccorso dal marito medico saltando il pre-triage ma risulta anche un altro paziente positivo arrivato col 118 al Frangipane direttamente in reparto: 33 i camici messi subito in isolamento fiduciario e, come sappiamo, da quel momento l’ospedale non ha ricevuto rinforzi. Ariano Irpino da quel giorno ha moltiplicato i contagi e il Comune è stato dichiarato «zona rossa» dieci giorni più tardi, il 15 marzo, con ordinanza 14 del presidente De Luca.

In conclusione, allora, viste le segnalazioni del personale sanitario – sia pure al netto dell’evidente conflittualità tra le poche strutture ospedaliere del territorio – sui gravi deficit dei dispositivi e dei protocolli di sicurezza, visti gli allarmi dei medici di famiglia, dell’Ordine dei Medici, dei cittadini in cerca di soccorso e poi di tampone per i propri cari o per loro stessi (vedi), vista la carenza di Dpi per lo stesso personale dell’emergenza non sempre operativo per questo motivo – informazioni e informative da fonti diverse e convergenti che evidentemente impongono imponenti verifiche – quanto ha pesato sui contagi in Irpinia la gestione dell’emergenza e in particolare del collasso del Frangipane? Quella della Procura sannita è una inchiesta alla memoria delle 51 vittime irpine.


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