Giornata della Terra, il Papa: “La natura non perdona mai”. 2020 iniziato con incendi, cavallette e coronavirus


Oggi è il 50esimo anniversario della Giornata della Terra (Earth Day), giornata interamente dedicata alla celebrazione dell’ambiente e alla salvaguardia del pianeta Terra. Istituita il 22 aprile del 1970 dalle Nazioni Unite dopo che 20 milioni di americani scesero in strada per richiamare l’attenzione delle istituzioni sulle tematiche ambientali, è stata estesa a diversi paesi e festeggia i 50 anni. Quest’anno è stato scelto come focus il cambiamento climatico.

Un evento che ha spinto anche il Papa a dedicare l’udienza generale del mercoledì all’ “Earth day”. Significative le sue parole che riprendono anche la sua enciclica, ‘Laudato si’, scritta 5 anni fa.

“Dio davanti alla creazione vide, infatti, che era cosa molto buona ma davanti a “queste tragedie naturali che sono la risposta della terra al nostro maltrattamento”, non credo che mi dica che è una cosa molto buona. Siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore. Abbiamo peccato contro la terra, contro il nostro prossimo e, in definitiva, contro il Creatore”.

Il Papa poi cita un detto spagnolo.

Dio perdona sempre. Noi uomini perdoniamo alcune volte sì, alcune volte no. La terra non perdona mai”. Se l’abbiamo deteriorata, la risposta sarà molto brutta. L’abbiamo inquinata e depredata, mettendo in pericolo la nostra stessa vita“.

E questo 2020 è iniziato infatti nel peggiore dei modi per l’ambiente del nostro Pianeta. Per oltre 200 giorni l’Australia è letteralmente andata in fiamme. Si stima che siano andati bruciati circa 5,8 milioni di ettari di foreste di latifoglie. L’incendio di maggiori dimensioni registrato in Australia dall’inizio dell’insediamento europeo 230 anni fa, e molto più esteso di simili incendi in altre foreste nel mondo negli ultimi due decenni. Distrutto un polmone verde della natura che ci forniva ossigeno.

Poi in Africa e Asia c’è stata un’invasione di locuste. Uno sciame di 70 miliardi di insetti volanti che copre 740 chilometri quadrati che ha distrutto i raccolti di milioni di persone. E ora il coronavirus, partito dalla Cina, che ha tolto il respiro agli esseri umani ma al contempo ha permesso alla natura di riprendersi i suoi spazi. Come dimostrano i filmati dei delfini giocare nel mare. Un mare che appare limpidissimo. Così come il cielo, stellato, e con Venere e Giove luminosi e riconoscibili.

E forse è proprio vero quanto detto in un film:

“Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.

 


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