Coronavirus, ‘scudo genetico’ e ambiente potrebbe aver protetto il Sud: lo studio del Prof. Giordano



L’Italia con l’emergenza coronavirus si è dimostrata spaccata in due. Al Nord si sono concentrati il maggior  numero dei casi, mentre il Sud ha resistito (come mostra anche l’ultimo bollettino della Protezione Civile). In molti si sono chiesti il motivo di questa differenza nel diffondersi del contagio. Infatti anche dopo le recenti riaperture e le fughe dell’8 marzo, tutte le Regioni del Sud registrano casi costanti con i precedenti giorni.

Numeri completamente diversi tra le Regioni del Sud e del Nord che hanno sorpreso gli studiosi che si interrogano sulle cause. Una spiegazione potrebbe ora arrivare dall’America e viene anticipata dal Prof. Antonio Giordano, fondatore e direttore dell’Istituto Sbarro per la ricerca sul cancro e la medicina molecolare di Filadelfia nonché professore di Anatomia patologica all’università degli Studi Siena. Intervistato dall’ ‘Adnkronos’  l’esperto ha spiegato il contenuto della ricerca pubblicata su ‘Frontiers Immunology’:

“Stiamo conducendo uno studio importantissimo che si intitola ‘Covid-19 e alta mortalità in Italia: non dimentichiamo la suscettibilità genetica’. Uno ‘scudo genetico’ infatti potrebbe aver protetto l’Italia del Sud dallo tsunami Sars-CoV-2 che ha travolto le regioni del Nord. L’ipotesi è da validare prima di trarre conclusioni certe, ma è già fondata su solide basi scientifiche”.

Ma come funzionerebbe questo scudo genetico?

L’ipotesi è che esista una forma di difesa stampata nel ‘codice della vita’, un assetto genetico protettivo contro gli effetti più gravi del patogeno pandemico che dai numeri sembra più diffuso al Sud rispetto al Nord. Ci siamo concentrati sul sistema Hla (antigene leucocitario umano), che ha un ruolo chiave nel modellare la risposta immunitaria antivirale, sia innata sia acquisita. La teoria è dunque che uno specifico assetto genetico, costituito da particolari varianti dei geni Hla, potrebbe essere alla base della suscettibilità alla malattia da Sars-CoV-2 e della sua severità”.

Ma a influire potrebbe essere stato anche il clima mite e il minor inquinamento atmosferico.

“Stiamo aumentando la casistica per arrivare al dato finale”.

Qualche scettico però sottolinea come persone che si sono contagiate al Nord siano in realtà cittadini meridionali emigrati per lavoro o studio. A loro, Giordano risponde:

Ci sono complesse interazioni tra genetica e ambiente. Dobbiamo considerare anche una serie di fattori importanti che stiamo esaminando, non ultimo il possibile ruolo dell’inquinamento da polveri sottili”


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