Spostamenti tra regioni: o si apre tutti o si rinvia. Il Sud deve aspettare il Nord

Foto: Milano Centrale, pagina Facebook


Gli spostamenti tra le regioni sono uno degli argomenti principali trattati in questi giorni. Il dibattito ha visto scontrarsi le regioni del Sud Italia contro quelle del Nord. Il motivo è semplice: la paura di nuovi contagi.

Infatti come ben sappiamo la maggior parte dei casi di coronavirus sono al Nord – Lombardia la regione più colpita – e si sta discutendo se anche per queste regioni bisogna aprire agli spostamenti liberi il 3 giugno prossimo.

Al vaglio, per ovviare alle necessità di tutti, ci sono due ipotesi: la riapertura il 3 giugno oppure il rinvio di una settimana dell’entrata in vigore del decreto per tutti.

Ipotesi che il governo sottoporrà ai governatori nella conferenza convocata per domani. Dopo le proteste e le polemiche sulla possibilità che lo slittamento di sette giorni riguardasse solo Lombardia e Piemonte, si cerca una mediazione con le Regioni del Sud che minacciano di far entrare sul proprio territorio solo chi si presenterà con il test sierologico effettuato nei tre giorni precedenti – idea già bocciata dal Ministro Boccia.

Domani si saprà tutto in maniera più dettagliata anche grazie ai dati che si studieranno a tavolino. Diverse le ipotesi che si potrebbero adottare:

QUARANTENA “BREVE”

Tra le misure possibili da adottare c’è quella della quarantena “breve”. La linea del governo è far procedere tutti insieme. Dunque — a meno che non ci sia un’impennata dei nuovi positivi in Lombardia o in altre regioni — si proporrà di confermare la libera circolazione da mercoledì. E se alcuni governatori dovessero manifestare timori rispetto agli arrivi in vista delle vacanze si proporranno misure di contenimento che possano comunque rassicurare i residenti. Esclusa la possibilità di imporre il test sierologico prima di varcare il confine, si stanno prendendo in considerazione altre misure. Tra queste c’è la cosiddetta quarantena “breve”, quattro o cinque giorni che possano consentire di escludere che la persona ha contratto il virus. Questa ipotesi però potrebbe rallentare per ovvie ragioni il turismo.

RINVIO DI 7 GIORNI

L’altra ipotesi al vaglio è quella di rinviare la riapertura delle regioni di 7 giorni, quindi al 10 giugno. Sempre in maniera omogenea tra le regioni. Questo provvedimento però cozzerebbe con l’apertura delle frontiere per gli stranieri. Infatti dal 3 giugno è già previsto che si possa arrivare dall’estero senza essere poi sottoposti ad alcuna misura di sorveglianza e quindi è escluso che possa esserci disparità di trattamento tra italiani e stranieri.

LE PAROLE DI BRUSAFERRO

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro, ha parlato questa mattina in un’audizione alla Commissione Bilancio della Camera: “Con la prossima settimana ci avviamo a una sfida, sarà ancora più importante perché sarà liberalizzata la mobilità tra regioni e anche quella internazionale. Questo richiederà una capacità ancora più attenta di monitorare e rispondere a focolai“.

Sull’attuale situazione della pandemia Brusaferro ha detto: “Possiamo individuare un’ Italia a tre velocità, ma in tutte le regioni c’è un decremento. Il virus è ancora presente e i comportamenti adottati sono la misura più efficace per ridurre la sua diffusione. Abbiamo superato il picco dell’infezione, siamo in una fase di discesa, di controllo della situazione che, però, richiede la capacità di diagnosticare i casi sospetti e di isolarli, la capacità di individuare precocemente piccoli focolai, quindi da un lato la capacità di monitoraggio e dall’altro la capacità dei servizi sanitari di dare una risposta“.


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