Ischia, rivolta degli stabilimenti balneari: “Noi penalizzati. Sulle spiagge libere anarchia”


Ischia – gli operatori balneari in rivolta contro le spiagge libere. La situazione è difficile e in piena stagione turistica – che dovrebbe essere già avvitata – gli interrogativi sono tanti.

E per questo motivo, gli operatori balneari dell’isola più grande del Golfo di Napoli alzano la voce, diramando – attraverso la Fiba-Confesercenti, la Federazione italiana imprese balneari – una nota in cui si denuncia una discriminazione tra i tratti in concessione, che rispettano le misure anti-Covid, e le spiagge pubbliche dell’isola di Ischia, in preda all’anarchia in questo primo scorcio di stagione turistica.

A noi gestori di stabilimenti balneari – si legge nella nota diramata dal presidente di Fiba Isola d’Ischia, Peppe La Franca – sono state imposte regole severe: il distanziamento tra gli ombrelloni, un ombrellone per 10 mq, il distanziamento sociale, un registro dove registrare quotidianamente ogni cliente per singolo ombrellone, un’area di attesa con distanziamento di un metro, una passerella con indicatori ad hoc per discesa e risalita, oltre alle sanificazioni, ai gel disinfettanti, a cartelli e controcartelli, mascherine, termoscanner e plexiglass divisori ai banconi, e sicuramente avremo dimenticato qualcosa.

Ma, poi, a pochi metri da noi, tutte queste regole sembrano scomparire. O meglio: non vengono rispettate e nessuno se ne accorge. Sulle spiagge libere si consentono assembramenti di 15-20 persone, naturalmente senza mascherine, si permette di giocare a pallone e non è previsto nessun distanziamento sociale. Quel che chiediamo è che le regole imposte a noi valgano ovunque, e che non finiscano per penalizzare esclusivamente gli esercenti“.


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