Camorra, il settore di giochi e slot è il più redditizio dopo la droga


Dalla relazione semestrale della DIA emerge che l’attenzione della camorra si sta spostando verso settori più redditizi.

Tra questi c’è il settore dei giochi e delle scommesse al centro degli interessi, dopo lo spaccio di droga, della camorra, ‘ndrangheta, criminalità pugliese e mafia.

L’interesse della camorra verso la gestione del gioco e delle scommesse illegali risale alla metà dell’800. Una testimonianza importante ce la dà lo scrittore Marc Monnier. Le sue parole colgono alcuni aspetti sintomatici che servono a capire il ruolo dei giochi nelle attività camorristiche.

In primis “il controllo del territorio e lo sfruttamento delle classi meno abbienti (…la camorra sfruttava specialmente i plebei), quindi l’estorsione e la realizzazione di profitti connessi all’esercizio del gioco ( … l’inevitabile esattore, che ad ogni partita pretendea parte della vincita: il camorrista…); c’era poi il potere di intimidazione e di assoggettamento (…Erano quindici, erano cento, potevano essere mille nella taverna, un solo camorrista li teneva in rispetto, li sorvegliava, li derubava tutti…); nonchè la protezione e i servigi che offriva ai nobili napoletani dell’epoca nei loro salotti, per vigilare e allontanare, anche con la forza, chi tra i loro invitati fosse stato scoperto a barare“.

Risale al 1735 il primo uso ufficiale del termine camorra “…quando una circolare regia autorizzò l’apertura a Napoli di otto case da gioco, compresa la ‘Camorra avanti palazzo’, intendendo il palazzo reale sull’attuale piazza del Plebiscito, dove per molti secoli era rimasta attiva una casa da gioco. In questo caso, il termine costituisce quasi certamente una fusione tra ‘capo’ e ‘morra’, il gioco di strada napoletano, uno dei più antichi in Italia, nel quale due giocatori aprono la mano chiusa a pugno gridando il numero
delle dita mostrate dall’avversario e contemporaneamente variando quello delle proprie dita. Vince il giocatore che indovina il numero giusto“.

Secondo la relazione della DIA grazie ad una legislazione favorevole e all’ampliamento dell’offerta a diverse tipologie di giochi, si è assistito al proliferare di esercizi commerciali – bar, tabaccherie, sale giochi – con installati slot machine e videolottery.

Alcuni di questi locali, ubicati non solo in Campania ma anche in altre regioni, prima fra tutte il Lazio, sono risultati intestati a prestanome dei clan.

Indagini del 2016 hanno confermato la consistente presenza del cartello dei CASALESI nella gestione
dei giochi. L’operazione ha documentato il controllo, da parte di imprenditori e commercianti legati al capo del gruppo ZAGARIA, di sale giochi e centri scommesse, nonché l’imposizione e la distribuzione esclusiva delle slot machine in alcuni comuni della provincia di Caserta.


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