Luciano De Crescenzo compare su un manifesto della Lega: è bufera


L’ultima trovata della Lega per raccogliere consensi prima delle elezioni sta facendo infuriare non poco i napoletani. L’idea viene da Severino Nappi della Lega Campania, che, in occasione del primo anniversario della morte di Luciano De Crescenzo, ha avuto la brillante idea di pubblicare una foto del noto filosofo con i simboli della Lega.

Già assessore del lavoro alla Region, ora candidato alle regionali in Campania, Severino Nappi sta raccogliendo critiche su critiche per quella che potremmo tranquillamente definire come la peggiore strategia di consenso adottata dalla Lega finora.

Una prima occhiata all’immagine già fa rabbrividire: su una foto in bianco e nero di De Crescenzo spicca la sua nota frase “Napoli, l’ultima speranza dell’umanità“. Immediatamente sotto, oltre al simbolo della Lega, si legge lo slogan “Prima gli italiani-Io sto con Salvini“. Com’era prevedibile, il post è stato inondato di commenti negativi.

Qualcuno definisce persino gli autori del manifesto “uomini senza vergogna“. Nessuno avrebbe mai immaginato di poter mettere Luciano De Crescenzo e la parola “Lega” nella stessa frase (o nello stesso manifesto), ma qualcuno incredibilmente ci è riuscito. Chissà cosa penserebbe l’artista che amava e difendeva la sua Napoli, se vedesse la sua immagine utilizzata da chi per anni ha inveito contro i meridionali.

Immediata è stata la risposta della famiglia De Crescenzo, che sulla pagina Facebook dedicata allo scrittore ha comunicato: “Non autorizziamo e ci dissociamo da qualsiasi utilizzo a fini politico-elettorali dell’immagine di Luciano De Crescenzo che tuteleremo in tutte le sedi opportune (chiediamo a tutti gli amici di diffondere questo messaggio)“.

Ma anche le risposte dei partenopei non si fanno attendere. “Severino Nappi, davvero è lei ad aver partorito questa “genialata”?“, chiede su Facebook Gianni Simioli, conduttore de La Radiazza. Ancora più incisivo il commento dello scrittore Maurizio Zaccone: “Comprendo l’ossessiva ricerca di consenso, il populismo, la demagogia, il grado d’istruzione del pubblico di riferimento. Ma suggerirei di non sconfinare”.

“Giocate pure con i vostri slogan ma lasciate la storia nel posto che merita. Non pretendete di riscriverla.
Anche perché, per farlo, bisognerebbe prima imparare a leggere, e poi a scrivere”.


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