Il virologo Clementi sul Coronavirus: “Nessuna seconda ondata a ottobre”


Subito dopo la loro partecipazione al convegno negazionista al Senato, li hanno definiti punti di riferimento di chi sostiene che il Coronavirus non esista. Ma loro non ci stanno. Si tratta di Zangrillo, primario dell’ospedale San Raffaele di Milano, Clementi, medico ordinario di virologia nello stesso nosocomio e il direttore della Clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti. Massimo Clementi, in particolare, in un’intervista a ‘La Stampa’, contrariamente a molti suoi colleghi, ha chiarito la sua posizione sul Coronavirus, pur confermando la sua idea rispetto a una possibile seconda ondata di contagi prevista per il prossimo ottobre.

Il commento del professor Massimo Clementi

Ho sempre detto che le misure di precauzione vanno mantenute e monitorare la situazione è fondamentale. Tuttavia, non capisco perché lo Stato con la situazione epidemiologica migliore sia l’unico a prorogare lo stato di emergenza (fino al prossimo 15 ottobre, ndr.) Francia e Spagna stanno messe molto peggio di noi, eppure non si sono sognate neanche per un momento una cosa del genere. Solo nelle scuole, in particolare per i bimbi piccoli, trovo sbagliato l’utilizzo delle mascherine” ha detto al giornalista che lo ha intervistato.

In questa fase – ha continuato il virologo – il virus ha perso carica virale.  Pertanto, la malattia è meno grave e i ricoveri in terapia intensiva sono ormai l’eccezione. Per questo motivo, l’autunno sarà come adesso. Il virus si sta adattando all’uomo. Magari farà un ping pong con il pipistrello, cioè ce lo ripasseremo tra specie, ma non se ne andrà fino al vaccino”.

Sui nuovi focolai

Fino ad allora, l’unico mezzo che avremo per tutelarci sarà la prevenzione con particolare attenzione verso i nascenti focolai. “E’ necessario – ha spiegato – monitorare e circoscrivere i nuovi focolai per evitare di diventare una seconda Catalogna. Abbiamo agito bene durante il periodo dell’emergenza e ora, più che mai, è fondamentale tenerli sotto controllo“. Ma non comprende “l’eccessivo allarmismo” che vige anche nelle zone lontane dai focolai.


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