Coronavirus, l’impatto dello Smartworking: Nord sempre più vuoto, i cervelli in fuga tornano a casa


L’avvento del Covid ha rivoluzionato il mondo del lavoro. Sempre più diffuso è il cosiddetto smartworking, pratica che ha causato il trasferimento dei “cervelli in fuga” nel proprio paese di origine. Ciò a discapito di un Nord sempre più vuoto. A metterlo in luce è Sky Tg 24.

La situazione attuale non è tanto diversa da quella riscontrata durante il lockdown. Soprattutto considerato l’incremento di contagi, nelle grandi città tarda ad arrivare un ritorno alla normalità. Prendendo il caso di Milano, ad esempio, i turisti sono di meno rispetto agli anni precedenti, i locali meno affollati e molti uffici praticamente vuoti. 

Ciò si lega alla diffusione, innescata dall’emergenza Covid, dello smartworking. Quest’ultimo è stato ribattezzato come “South working” per indicare il ritorno ai propri paesi nativi di migliaia di studenti e lavoratori emigrati al Nord. Questi ultimi, infatti, possono proseguire le proprie attività direttamente da casa propria.

In questo modo molti meridionali sono ritornati dai propri familiari. Di conseguenza hanno disdetto gli affitti e causato un vero e proprio sfollamento della città settentrionale. Bar, ristoranti, negozi, palestre e altri esercizi commerciali, già messi in ginocchio dal lockdown, sono costretti a fare i conti con tale fenomeno.

Doveva essere una situazione temporanea, invece sembra si stia prolungando, eppure né il lavoro ne la didattica a distanza si arrestano. Allora per molti sorge spontanea una domanda: che senso ha lasciare la propria città per trasferirsi nuovamente al Nord dove si lavora allo stesso modo ma con un esborso economico maggiore?

Di contro, le città interessate dalla desertificazione stanno pagando le amare conseguenze di un’economia in cui i cosidetti “cervelli in fuga” rappresentano una parte fondamentale. Secondo una stima de Il Sole 24 Ore, infatti, a Milano in venti anni sono giunte 100mila persone provenienti da altre parti di Italia, soprattutto dal Meridione.

Milano è la città italiana più colpita dal fenomeno del South Working ma quest’ultimo tocca anche il resto del mondo. The Economist, tramite un’inchiesta, ha messo in evidenza le difficoltà di un ritorno alla normalità in ambito lavorativo. Ciò in quanto lo smartworking produce benefici sia ai lavoratori che ai datori di lavoro.

Dal suo canto, il National Bureau of Economic Research in un report ha preannunciato il possibile cambiamento permanente per il 40% delle imprese, comportando il passaggio al lavoro da remoto.

Fatto sta che, al momento, mentre al Nord la situazione non è delle migliori, il Sud si prepara a riabbracciare i suoi figli, traendo vantaggi anche per l’economia del Paese.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI