Istat, a luglio il tasso di occupazione è salito: al Sud però la situazione resta nera


Istat – tasso di occupazione in rialzo, ma non al Sud. Secondo gli ultimi dati rilasciati dall’Istat, nel mese di luglio l’occupazione è tornata a crescere dopo quattro mesi di flessione.

L’aumento dell’occupazione su base mensile (+0,4% pari a +85mila unità) coinvolge le donne (+0,8% pari a +80mila), i dipendenti (+0,8% pari a +145mila) e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 25-34enni; gli uomini occupati risultano sostanzialmente stabili, mentre diminuiscono gli indipendenti. Nel complesso, il tasso di occupazione sale al 57,8% (+0,2 punti percentuali). Mentre il tasso di disoccupazione sale al 9,7% (+0,5 punti) e, tra i giovani, raggiunge il 31,1% (+1,5 punti).

Però c’è una netta differenza tre Nord e Sud Italia. Nel Mezzogiorno l’allarme lavoro resta più vivo che mai, accompagnato dalle previsioni targate Svimez che stimano per il 2020 un calo degli occupati quasi doppio rispetto al Centro-Nord, toccando il 6 per cento contro il 3,5 per cento del resto d’Italia. Per effetto della diffusione del Covid, il Mezzogiorno perderebbe circa 380 mila occupati che vanno ad aggiungersi ai circa 200mila mai recuperati dalla crisi del 2008-2009.

Difficile, insomma leggere i dati relativi al mese di luglio anche in chiave meridionale come un’inversione di tendenza. Ma per Salvio Capasso – come riferisce Il Mattino -, economista di Srm (Studi e ricerche per il Mezzogiorno), “va tenuto presente che le cose potrebbero essere migliori, sul piano statistico, ad agosto: perché, a dispetto delle previsioni più negative, il turismo marino al Sud ha registrato numeri importanti in questo mese, anche senza le abituali presenze di stranieri. E a tutti è noto il peso di questo comparto sull’economia complessiva dell’area“.

Invece Giuseppe Arleo, coordinatore per Competere.eu dell’Osservatorio per la ricostruzione economica dopo il Covid-19, dice: “non si vedono segnali strutturali di ottimismo per l’economia e il lavoro nel Mezzogiorno. I dati dell’Istat rischiano di fotografare solo il successo di alcune imprese innovative che per merito degli imprenditori e non per specifiche misure del governo hanno ripreso a correre e ad assumere“.


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