Per il Nyt gli americani mancano a Capri: meno soldi e turisti europei più indisciplinati


A causa del covid-19, molti turisti stranieri che da anni trascorrevano le vacanze in Campania hanno dovuto rinunciare al loro soggiorno. I voli infatti sono consentiti solo tra i paesi dell’Unione Europa e l’America rappresenta una zona a rischio. A farne maggiormente le spese della mancanza del traffico internazionale è stata l’isola di Capri.

Il prestigioso giornale ‘The New York Times’ ha voluto dedicare un reportage a Capri dal titolo ‘Capri, a Getaway for the Rich and Famous, Misses Its Americans’. La giornalista Valeriya Safronova ha raccontato come cambia la vita degli abitanti dell’isola senza i loro amati turisti americani (-85/90% dei turisti internazionali in meno). L’articolo comincia con una piccola critica:

“In un afoso lunedì mattina di agosto, mezz’ora prima della partenza di un traghetto per Capri dal porto di Napoli, decine di passeggeri sudati si accalcavano sul molo, con le mascherine posizione in maniera inefficace. Una volta sull’isola, molti dei passeggeri a bordo hanno trascorso il resto della giornata in fila per la funicolare, per gli autobus, per i taxi e per le barche”.

Poi il racconto si sposta su quanto gli americani amino l’isola e su come la loro mancanza si faccia sentire:

“Un minor numero di persone sull’isola ha significato una rinascita della natura, con acque più pulite e più spazio per la fauna dell’isola, ma gli imprenditori capresi lamentano la mancanza di una specie in particolare quest’anno: gli americani”.

Una mancanza da un punto di vista non solo economico. La giornalista paragona infatti i turisti americani a quelli europei:

“La cena è più tardi ora. Gli americani mangiano alle 19, dice Carmine De Martino, 39 anni, titolare dei Bagni Tiberio, un beach club aperto nel 1926 dal bisnonno del signor De Martino tra le rovine di una villa romana. “Gli italiani mangiano alle 22:00, gli americani alle 19. Il volume generale è aumentato, ha aggiunto. Ma gli americani sono più tranquilli. Adesso è un posto molto rumoroso perché siamo rumorosi”. 

E ancora:

“Gli americani che visitano Capri hanno un approccio diverso allo shopping rispetto agli europei, ha detto Alvarez de Toledo. Gestisce Eco Capri, una boutique che vende sciarpe, caftani, borse, piatti e altri oggetti decorativi stampati con disegni creati da sua nonna, Laetitia Cerio, un’artista le cui stampe erano presenti nella prima collezione di Emilio Pucci.

“Gli americani, se a loro piacciono due o tre sciarpe, dicono: ‘Sai una cosa, prenderò tutte e tre perché scoprirò cosa farne più tardi. Gli europei invece: ‘Domani tornerò e ridurrò la scelta a du, e poi ne sceglierò uno. Siamo stati tutti viziati da quella sorta di ottimismo americano”. 

Non va meglio per un altro settore, quello degli yacht di lusso:

“Vincenzo Murolo, 40 anni, proprietario e amministratore delegato di Capri On Board, una società di gestione di yacht, ha dichiarato che quest’anno la sua attività è diminuita dell’87%. Sebbene gli americani non siano i suoi unici clienti, sono i suoi migliori clienti, spendendo, in media, circa 3.000 euro (3.500 dollari)”. 

Insomma secondo la giornalista, l’isola risente dell’assenza degli americani e popola di turisti indisciplinati, nonostante l’ordinanza del sindaco che impone la mascherina obbligatoria h24:

“Negli ultimi due giorni, i turisti sembravano seguire la regola, almeno durante il pomeriggio. Con i volti coperti, passarono davanti a vetrine rivestite di limoncello, Chanel, Gucci e Fendi e le boutique artigianali che vendevano sandali e profumi. Ma di notte, col passare delle ore e le tazzine di caffè in piazzetta erano sostituite da bottiglie di vino, le barriere di stoffa scivolavano via, rivelando sempre più pelle”.

 


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