Tesserino da giornalista professionista alla memoria per Giancarlo Siani: 35 anni fa l’omicidio


Oggi 23 settembre 2020 tutta Napoli ricorda l’omicidio di Giancarlo Siani. Il giornalista che scriveva come collaboratore per ‘Il Mattino’, fu ucciso mentre era nella sua auto dopo aver trascorso una giornata a lavoro in cerca di notizie.

Siani con le sue inchieste stava pestando i piedi alla camorra scoperchiando il vaso di pandora. Verità scomode, come i legami tra politica e criminalità organizzata soprattutto sugli appalti pubblici post terremoto dell’Irpinia, che spinsero la camorra a far tacere per sempre quel ragazzo sorridente. I mandanti dell’omicidio furono il boss Angelo Nuvoletta e Totò Riina. Tra i motivi dell’assassinio un articolo scritto da Siani il 10 giugno del 1985 in cui raccontava di come l’arresto del boss oplontino Valentino Gionta era stato possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta, che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici casalesi.

Come corrispondente da Torre Annunziata per ‘Il Mattino’, Siani era il classico giornalista che consumava le suole delle scarpe. Attento a ciò che accadeva intorno a lui ma purtroppo non protetto a dovere da chi doveva tutelarlo per quello che scriveva. Aveva 25 anni e un sogno: diventare giornalista professionista. Ma le cose sono andate diversamente.

Oggi dopo 35 anni, ‘il Mattino’ e ‘la Repubblica’ decidono di ricordarlo con la pubblicazione di alcuni dei suoi articoli scritti tra l’80 e l’85, e con le rivelazioni del magistrato che si occupò del suo omicidio, libri allegati ai quotidiani oggi in uscita.

E adesso parla Giancarlo:

….. un accordo tra Bardellino e Nuvoletta avrebbe avuto come prezzo da pagare proprio…

Pubblicato da Paolo Siani su Martedì 22 settembre 2020

 

……..quella prima istruttoria era stata ostacolata da depistaggi che Palmeri ebbe il merito di scoprire, finalizzati…

Pubblicato da Paolo Siani su Lunedì 21 settembre 2020

Inoltre l’Ordine dei Giornalisti della Campania ha deciso di omaggiarlo con la consegna postuma del tesserino da giornalista professionista.

Siani 35 anni fa, non era assunto dal ‘Il Mattino’. Come tanti giovani che ancora oggi cercano con fatica di farsi largo nel mondo del giornalismo, poteva contare solo sulle sue forze e sulle notizie che portava al giornale. Quelle ‘passabili’ venivano pubblicate altrimenti aveva lavorato invano. Trentacinque anni dopo, l’attuale direttore del Mattino Federico Monga ammette l’errore del quotidiano, come riportato dalle agenzie di stampa:

“Fu un errore prima di tutto professionale non assumere Giancarlo. Lui andava dritto alla notizia, alla denuncia non si nascondeva dietro le parole per dire e non dire”.

La verità, una libertà di manifestazione del pensiero tutelata costituzionalmente dall’articolo 21 che però in Italia non trova riscontri. Nella classifica annuale di Reporters San Frontiers, la più grande associazione internazionale in difesa dei giornalisti di tutti il mondo, l’Italia è al 41esimo posto per libertà di stampa. Sono tanti infatti i giornali controllati da editori potenti che gestiscono l’economia (come la finanziaria Exor della famiglia Agnelli che ha acquistato dai De Benedetti il 43,78% del gruppo Espresso e ne ha assunto il controllo o RCS MediaGroup che edita il Corriere della Sera). E sono anche raddoppiate negli ultimi 5 anni le querele e le cause per diffamazione nei confronti dei giornalisti che rischiano anche il carcere (dati Ossigeno). Un altro modo per mettere il bavaglio e bloccare il pensiero critico del giornalista.

Giancarlo fu lasciato solo. Non protetto quindi dal giornale per cui scriveva e non protetto dallo Stato. Attualmente sono 20 i giornalisti finiti sotto scorta, 83 quelli minacciati solo nei primi 5 mesi del 2020 (dati Federazione Nazionale Stampa Italiana). I più famosi sono Roberto Saviano e Massimo Giletti. Oggi forse anche Giancarlo Siani avrebbe ottenuto la protezione dello Stato ma i killer sono ancora pagati dalla camorra, come denunciato dalla Fondazione Siani. E lo Stato sta a guardare.

 


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