Vedova Cerciello: “Me l’hanno ucciso, avevamo scelto i nomi dei nostri figli”


A dir poco straziante la testimonianza deposta oggi da Rosa Maria Esilio, vedova del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. La donna è stata ascoltata come testimone al processo per l’omicidio del marito, che vede come imputati i due americani Finnegan Lee Elder e Christian Natale Hjorth.

Durante la sua testimonianza, Rosa Maria ha ripercorso la vita insieme a Mario, fatta di sogni e sacrifici spezzati brutalmente quella notte del 26 luglio 2019. “Io e Mario ci siamo conosciuti nel 2010 e la prima cosa che mi disse è che mi voleva sposare. Mi corteggiò spudoratamente. Era l’anno dopo la perdita di suo padre e a 26 anni si era assunto le responsabilità della famiglia.

Era punto di riferimento per tutti, era un uomo pieno di valori, all’antica, sognavamo la nostra famiglia insieme, avevamo scelto i nomi dei nostri figli. Era un carabiniere coraggioso e preparato, la sua era una vocazione. Abbiamo costruito il nostro futuro con tanti sacrifici“.

Rosa Maria Esilio, nella sua testimonianza, racconta anche gli ultimi istanti trascorsi insieme al suo Mario, prima che cominciasse il turno di notte. “Mise il portafogli e le manette nella tasca dei pantaloni, aveva con sé un borsello ma portafogli e manette le portava sempre addosso. Poi mi salutò e quello è stato il nostro ultimo saluto.

Nel corso della notte ci siamo sentiti due volte, poi alle 4 del mattino mi ha chiamato mio cognato Paolo dicendomi che era successo qualcosa a Mario, che lo stavano operando. Ho chiamato in caserma e dalla voce del piantone ho capito subito che era successo qualcosa di grave.

Sono arrivata in ospedale in taxi. Avevo con me solo un rosario. Davanti al pronto soccorso c’erano tutti i ragazzi della caserma. Vicino alla porta c’era il comandante della stazione Sandro Ottaviani. Mi disse che lo stavano operando. Poi è uscito l’infermiere con una bustina con dentro i suoi effetti di valore, la fede, una catenina e un bracciale.

Ho atteso su dei gradini di una scala e sul muretto ho notato il portafogli di Mario ma mi hanno detto che non potevo prenderlo. Poi successivamente mi è stato restituito. Mi dissero che non avevano potuto fare nulla e che Mario era morto. Mi hanno offerto dei sedativi ma io non ho voluto nulla”.

Ricordo mio marito sul lettino d’ospedale, con un lenzuolo addosso e gli ho chiuso gli occhi perché me lo avevano ucciso. Gli ho dato l’ultimo bacio. Ho poggiato la testa sul suo petto come quando ci addormentavamo, per l’ultima volta. Mi aveva promesso che domenica saremmo andati al mare”.

L’avvocato Massimo Ferrandino ha quindi sottolineato un passaggio della deposizione: “La signora Rosa Maria come detto dal vicebrigadiere Verde riferisce un particolare fondamentale per questo processo: Cerciello quella sera aveva con sé sia le manette che il distintivo“.

Fonte: Androkonos


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