Napoli, la Trattoria ‘I Gerolomini’ chiude: “Viviamo di turisti, perdite al 90%. Grazie Stato Italiano”


Con il nuovo dpcm e la collocazione (momentaneamente) della Campania in zona gialla, sono tanti i ristoratori che hanno deciso di non aprire. Non conviene infatti avere alzate le saracinesche solo per l’asporto e il delivery e pagare lo stesso le spese per le bollette di acqua, luce e gas.

Ad essere penalizzati sono soprattutto i locali del centro storico di Napoli che vivono di turisti e di universitari. Abbiamo sentito la testimonianza di Nino Di Costanzo, uno dei soci della Trattoria ‘I Gerolomini’ di Via Tribunali che ha scelto di chiudere.

“Noi siamo in crisi da quando hanno imposto il primo lockdown perché non standoci turisti a Napoli abbiamo già chiuso da tempo. Il centro storico vive di turisti. Il fatto di chiudere alle 18 per noi non è insensato, noi non facciamo asporto, non ci abbiamo mai pensato proprio per la forte presenza turistica. Stare aperti a pranzo neanche serve. La gente sta in smartworking, le scuole e le università sono chiuse, non stiamo facendo feste di laurea o compleanni eppure dobbiamo sempre pagare le spese. Non solo luce, gas, acqua ma ho avuto la tassa della spazzatura uguale allo corso anno nonostante siamo stati chiusi 5 mesi durante il primo lockdown. Non so se riusciremo a riaprire per dicembre anche se poi gennaio e febbraio sono mesi di mantenimento delle spese e poca affluenza. Cercheremo di aprire a dicembre e chiudere a gennaio e febbraio”.

Il commerciante quantifica le perdite:

“Di perdite siamo al 90/100%. Prima ci fanno comprare materiale per la sicurezza, fare santificazioni, per poi richiudere. O meglio, non ci hanno chiuso del tutto perchè siamo zona gialla ma il centro storico vive di turismo non è come le altre parti di Napoli, tipo il Vomero che possono sopravvivere anche senza. Noi siamo morti. Io avevo 12 dipendenti, i ragazzi che avevo a tempo indeterminato non ho potuto rinnovare i contratti, da 12 siamo scesi a 6. Ho garantito lo stipendio pieno fino a ottobre ma poi non abbiamo retto. Ogni volta che alziamo la serranda vanno via almeno 1200 euro, alcuni ragazzi ancora devono avere la cassa-integrazione di giugno e luglio. Speriamo che arrivino altri soldi. Era meglio fare di Napoli zona rossa, così almeno scendevano i contagi e potevamo riaprire a dicembre”.

 


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