Muore nonna di covid, prof consola alunno a distanza: “Fa male. Non me l’hanno fatta salutare”


Muore nonna, prof consola alunno a distanza: “Fa male. Non me l’hanno fatta salutare”L’emergenza Coronavirus sta coinvolgendo tutto il mondo, ma in particolar modo la scuola. Alunni e insegnanti sono alle prese con la didattica a distanza e spesso si trovano a dover gestire situazioni davvero difficili. A raccontarne una, attraverso il suo profilo social è stata un’insegnante di Napoli, Martina Boselli, che ha dovuto affrontare l’assenza di un ragazzo che aveva perso la nonna a causa del Coronavirus.

Questo il suo racconto: “Qualche settimana fa un mio allievo ha perso la nonna. “Covid”, questo mi è stato detto. E per qualche giorno non si è collegato, non ha inviato compiti. Nulla di nulla. Oggi vedo quelle due grandi lettere lampeggiare sullo schermo del mio PC. Lo saluto, ma non gli chiedo altro, potrei sembrare indiscreta. Davanti a tutti i compagni, poi, potrebbe sembrare un bersaglio facile da schernine e non voglio assolutamente che ciò accada. Non voglio mai che succeda a nessuno, oggi in particolar modo“.
 La professore aveva chiesto ai suoi alunni chi si offrisse all’interrogazione e non si sarebbe mai aspettata che a farlo fosse stato proprio l’alunno che aveva perso sua nonna:”‘Chi si offre all’interrogazione?’,chiedo tenendo lo sguardo fisso sullo schermo mentre assisto a quel magico momento in cui tutti spengono audio e video. Sempre così, oh. Chissa perché. “Vorrei venire io, prof. Posso?” È lui a chiedermelo e, ovviamente, felice gli dico subito sì. Parla tanto, parla di tutto. Non si ferma un solo momento. Lui che di solito è timido, studia certo, ma è sempre un po’ impacciato nell’esposizione orale, oggi sembra un altro. E forse lo è davvero. Alla fine della lezione, mentre ci salutiamo e ci auguriamo tutti buon weekend, mi chiede: “prof., ma è proprio sicura di non volermi dire che voto ho preso?” Rido: “Sicurissima. Non te lo dico.” Accenna ad un timido sorriso, il primo da tanto: ‘Va bene, allora non insisto‘”.
La professoressa ha visto molto cambiato il suo alunno dopo questa esperienza e gli ha parlato per fargli capire che, nonostante tutto, sua nonna è ancora con lui: “Neanche questo è da lui. Restiamo in video soltanto io e lui, si sono dileguati tutti. E senza nemmeno interrogarmi se sia il caso di farlo oppure no, le parole escono ancor prima di rendermene conto: “Ho saputo di nonna, mi dispiace tantissimo. Credimi.” “Eh, prof… sono cose che succedono.” Eccolo lì, di nuovo. Diverso. Maturo. Ma so che è solo apparenza. So che sta tentando in tutti i modi di tenersi in piedi, di non crollare, di non far trasparire nulla. So che sta indossando un vestito un po’ troppo largo per lui e che ne ha bisogno“.
‘Sei stato bravo, molto. Sicuro di te. Una bellissima esposizione.” Poi continuo, oramai non riesco più a tenere a freno la lingua – uno dei mie maggiori difetti -: “So che questi sono stati giorni un po’ duri per te, magari, non hai avuto tanta voglia di collegarti, di aprire il libro, di studiare. E ci sta. Però, ora, ti prego, torna. Lo devi fare per lei. Quest’anno hai un traguardo importante da raggiungere e lei, da lassù, sta già facendo il tifo per te. Ti impegnerai come hai fatto anche l’anno scorso?” Fa di sì con la testa“.
Quello che fa più male in questi periodi è che se qualcuno scompare, non lo si può nemmeno salutare ed è quello che è capitato all’alunno: “Me lo prometti?” “Sì, prof.”, allunga le maniche nere del maglione e asciuga prima l’occhio sinistro e poi quello destro. Eccolo di nuovo il mio piccolino. “Prof., non me l’hanno fatta salutare. Non l’ho potuta vedere. Fa male”. E credo di sapere come si sia sentito e come si senta ancora: impotente e vuoto. Esattamente le stesse sensazioni che mi accompagnano da quando ho spento il mio PC. Perché il punto è questo, fin quando lo sentiamo ai telegiornali, fin quando ci sono più asintomatici che casi gravi e deceduti (e meno male!), sembra sempre una cosa molto lontana da noi“.
Martina ha espresso il suo sconforto per questa situazione, chiedendo di poter addormentarsi e svegliarsi quando tutto questo sarà finito:
Sappiamo che esiste, che è una bruttissima faccenda, ovvio, ma lo percepiamo comunque in modo quasi sordo. Quando poi, però, vedi che la sofferenza è molto più vicina di quanto credi e che viene a bussare alla tua porta improvvisamente, allora qualcosa cambia. Cambi e ti senti vuoto ed inerme in modo costante. Inizi ad avere paura per tutti coloro che conosci e ti dispiace anche per coloro che non conoscerai mai. Sono così stanca. Vorrei potermi addormentare e svegliarmi solo quando tutto questo sarà finito. Ma so che non si può“.

Qualche settimana fa un mio allievo ha perso la nonna.
“Covid”, questo mi è stato detto.
E per qualche giorno non si è…

Pubblicato da Martina Boselli su Venerdì 6 novembre 2020


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