Positivo al covid difende il Cardarelli: “C’è grande umanità. Ognuno vuole una prelazione alle cure ma sono date a tutti”


In questi giorni sono tante le denunce dei pazienti da dentro gli Ospedali Campani. Persone che si sentono abbandonate, non curate e lasciate al loro destino. Alcuni addirittura parlano di malasanità e girano video come l’uomo che senza ritegno ha immortalato un ottantenne morto nel bagno del Cardarelli e sospetto covid.

Ed è proprio un altro paziente covid di questo ospedale a raccontare un’altra storia, questa volta che esalta la professionalità del personale medico della struttura sanitaria. A riportarla è la Dott. Mariasole Porzio, del padiglione H di pneumologia del Cardarelli, in un post su Facebook:

“Egr. Dr. M.,
Le scrivo, perché a seguito della pubblicazione del video relativo al paziente deceduto nel bagno del pronto soccorso Covid dell’ospedale Cardarelli di Napoli e la conseguente campagna denigratoria contro la suddetta struttura, mi sento di fornire pubblicamente la mia esperienza nello stesso reparto, resa necessaria a causa del mio contagio da Covid 19“. 

L’uomo racconta la sua storia:

“Il mio calvario inizia con i primi sintomi venerdì 16 ottobre 2020. Lunedì 19 ho eseguito il tampone, poi risultato positivo. Inizialmente ho provato a curarmi presso il mio domicilio, ma il giorno 26 a causa del peggioramento dei sintomi e della scarsa saturazione ho chiesto l’intervento del 118 che mi ha prontamente assistito ma reso consapevole delle difficoltà oggettive associate all’emergenza posti letto.
Ho deciso di temporeggiare un altro giorno fino a quando, a causa del peggioramento delle condizioni, ho scelto di non attendere il 118 ed ho provveduto da solo a recarmi di persona al Pronto Soccorso dell’Ospedale Cardarelli di Napoli intorno alle ore 20. Dopo qualche ora di attesa sono stato accettato al Pronto Soccorso Obi Covid”.

Qui il paziente viene curato insieme a tanti altri che si trovano nella sua stessa situazione:

“Entrato nella struttura, diretto dal Primario Fiorella Palladino, ho da subito notato l’incredibile numero di pazienti sistemati in ogni angolo libero del reparto e nonostante tutto mi è stato assegnato un letto mobile con bombola di ossigeno. Non si può nascondere né negare che la mia prima impressione, da paziente ancora lucido e consapevole, era qualcosa di molto più simile ad un ambiente da ospedale in zona di guerra con impressionanti lamenti e continue richieste di soccorsoTengo a testimoniare che, nonostante tutto, sono stato immediatamente sottoposto agli esami ed alla terapia d’urto con un concomitante e continuo cambio di bombole d’ossigeno.
Il giorno seguente, le mie condizioni erano in peggioramento, e per questo motivo sono stato sistemato in un posto letto con ossigeno a muro e successivamente sottoposto a terapia con ossigeno ad alti flussi.
Nel corso della mia permanenza in pronto soccorso/obi non ho potuto fare a meno che verificare la professionalità, l’efficienza e la grandissima umanità del personale sanitario che, nonostante la continua emergenza, si presta ai bisogni di tutti i pazienti, rivolgendo loro le dovute attenzioni anche quando le richieste avvenivano con fare minaccioso, con urla e con comportamenti evidentemente generati dallo stress e dalla paura che determinavano, di conseguenza, un clima di forte disagio, spesso per richieste d’aiuto anche non urgenti. Ogni paziente, in quelle condizioni, diviene istintivamente anarchico e si ritiene evidentemente eletto ad avere una sorta di diritto di prelazione alle cure che non tiene conto della visione più allargata di chi dall’alto riesce con obiettività ad individuare le prioritàQuesto probabilmente genera una alterata idea di sotto attenzione che viene poi confusa con “mancanza” di attenzione“.

Poi il paziente viene dimesso:

“Dopo tre interminabili giorni sono stato trasferito al padiglione H in pneumologia covid, reparto diretto dal Prof. Fausto de Michele, nel quale sono rimasto per undici giorni. Durante questa lunga degenza ho avuto conferma della professionalità di tutto il personale anche di questo altro reparto. La sera del 9 novembre sono stato dimesso, da paziente positivo in isolamento fiduciario, per poi proseguire la terapia presso la mia abitazione affinchè si potesse liberare il posto per le nuove urgenze. Ritenevo doverosa questa testimonianza in decisa controtendenza rispetto alle tante che leggo sugli organi di informazione che hanno perseguito l’obiettivo di denigrare il lavoro di tante persone che lottano con l’enorme amore per la professione ma con scarsissimi mezzi per affrontare questa pandemia. Le assicuro che le competenze non mancano così come è sempre palpabile l’affanno con il quale viene eseguita ogni prestazione di assistenza ai pazienti.
Queste poche righe spero potranno esserle utili per comprendere quanto le dinamiche interne ad un reparto così esposto possano continuamente generare un’alterazione molto sensibile della realtà. Sono anche necessarie per ringraziare ancora una volta tutti coloro che mi hanno assistito, dai primari agli addetti alle pulizie, i quali nell’espletare i propri doveri hanno costantemente fornito anche parole di conforto alle persone ammalate, che oltre alla sofferenza fisica, sono esposti ad un terribile trauma psicologico che inevitabilmente si trascinerà nel tempo. La saluto cordialmente
A. C. “

Lettera di un nostro paziente ❤ #pneumo #padiglioneH

LA TRASFORMAZIONE ANARCHICA DEL PAZIENTE COVID IN PRONTO…

Pubblicato da Mariasole Porzio su Martedì 17 novembre 2020

 


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