Napoli, parto prematuro in casa: morta la neonata. Papà contro il 118: “Respirava. Senza ritardi forse sarebbe nell’incubatrice”


Un momento di gioia trasformato in un dramma quello vissuto da Mario Conson e Maria Pappagallo, la coppia che ha dovuto dire addio alla propria bambina, morta poco dopo un parto avvenuto in casa. A raccontare l’accaduto, denunciando l’intervento tardivo dei sanitari, è il padre della neonata, in un’intervista a noi rilasciata.

Napoli, positiva al Covid partorisce in casa: neonata muore

Tutto è iniziato ieri mattina quando, la giovane donna, giunta al sesto mese di gravidanza e positiva al Covid-19, ha avvertito le prime fitte. Ciò ha spinto Mario a mettersi in contatto col ginecologo ma, nel giro di poco tempo, la situazione è precipitata: Maria ha rotto le acque ed ha partorito in casa.

Di qui il disperato tentativo dell’uomo di allertare i soccorsi: “Ho fatto la prima chiamata alle 6.44, l’ambulanza è arrivata alle 7.15. In quest’arco di tempo infinito ho fatto nove chiamate, l’ultima alle 7.13. Persino alcuni membri della Guardia di Finanza ci hanno aiutati nel chiedere aiuto. Il Covid non c’entra nulla con la morte della bambina. Trenta minuti sarebbero stati troppi anche per un 30enne in arresto cardiaco.”

L’uomo, dunque, ha lamentato la mancata tempestività dei soccorsi, necessaria in presenza di un codice rosso. Dal suo canto, il presidente del 118, il dott. Giuseppe Galano, ha risposto alle accuse nel modo seguente: “Capisco che a un papà sconvolto dal dolore mezz’ora di attesa sembri un tempo infinito ma bisogna considerare innanzitutto che sei o sette minuti passano per consentire agli operatori di vestirsi in maniera adeguata prima di entrare in contatto con una persona positiva al Covid.”

A queste parole Mario ha replicato: “Il 118 è costretto a rispondere così, si devono difendere. Hanno anche dato un’informazione errata, sono trascorsi 29 minuti non 26 come dicono. Prima di parlare che si informino bene. Per me, per un codice rosso l’equipe deve essere già pronta. Ora vogliono attribuire tutto al Covid ma sappiamo che i ritardi ci sono sempre stati.”

Bambina morta dopo il parto, il padre: “Respirava”

All’arrivo degli operatori non sarebbero terminate le negligenze: “Per una donna che partorisce in casa con un’emorragia in corso dovrebbe arrivare almeno una neonatale invece è arrivata una sola ambulanza normale. Non avevano nemmeno le forbici per tagliare il cordone ombelicale, ho dovuto dargli io quelle che avevo in casa.”

“La bambina è nata viva. Respirava, piangeva. Abbiamo anche la testimonianza del ginecologo, anche lui ci ha detto che bisognava correre in ospedale. Loro le hanno fatto un massaggio cardiaco poi sono usciti portandola in braccio. Quanto a mia moglie, invece, l’ho dovuta aiutare io a scendere dal letto.”

Ha, poi, proseguito raccontando ciò che è successo una volta giunti al Policlinico Nuovo: “Abbiamo perso altro tempo per trovare l’edificio poi anziché andare immediatamente in sala parto hanno pensato all’accettazione, perdendo altri 20/25 minuti con mia moglie in barella e mia figlia senza vita.”

Un vero e proprio calvario quello vissuto dalla coppia e terminato nel peggiore dei modi. La bimba, purtroppo, non ce l’ha fatta ma per fortuna la madre sta bene, almeno fisicamente: “Mia moglie è a pezzi, voleva uscire dall’ospedale contro il parere dei medici. Ieri a mezzanotte mi hanno detto ‘se vuoi puoi portarla’.”

Intanto gli avvocati Angelo Marino e Marcello Severino stanno valutando tutte le azioni del caso. A seguito dei risultati dell’autopsia tutto sarà più chiaro sulle dinamiche che hanno portato al decesso della bambina, morta a seguito del parto. Resta il dubbio del papà: “Forse non ce l’avrebbe fatta lo stesso o avrebbe avuto dei problemi, questo nessuno può saperlo. Ma magari, senza questi ritardi, probabilmente adesso sarebbe nell’incubatrice.”


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