Genitori sì dad fanno ricorso alla Corte Europea: “Tutela per i nostri figli”

Scuola


I genitori del movimento “Tuteliamo i nostri figli” hanno presentato ricorso alla Corte Europea con la guida degli avvocati Enrico Cataldo e Rocco Cantelmo di Aivec (Associazione italiana vittime emergenza covid). Le ragioni dell’iniziativa sono state esposte in un comunicato da Lia Gialanella, fondatrice del coordinamento a cui il movimento, che conta circa 50.000 iscritti distribuiti su vari gruppi social, fa capo.

Il ricorso in Corte Europea è stato necessario per sollevare una questione analitica di più ampio raggio sul diritto alla vita e alla salute di tutto l’indotto scolastico. Banalizzare la questione sulle posizioni, ormai ampiamente inflazionate, dell’essere sì dad o no dad, è diventato estremamente riduttivo ed eticamente insostenibile.”

Il comunicato parte da questa premessa per poi sferrare l’attacco alle opposizioni contro cui la chiusura delle scuole si è andata scontrando nel periodo recente. “Il momento storico non ha precedenti giuridici e statistici fondati. Questo bombardamento di ricorsi avversi le ordinanze regionali e sindacali è una mancanza di rispetto verso chi, nonostante la drammatica contingenza del momento, sta provando a governarci e a preservare la nostra salute ed in particolare quella dei nostri figli”.

“La posizione del coordinamento resta apolitica, ma vicina alle decisioni delle parti politiche votate dal popolo e operanti in qualità di responsabili della salute cittadina, auspicando che il nuovo governo valuti la questione indotto scolastico come indotto di vite e non solo economico, perché sarebbe un errore umanamente imperdonabile!”

“Tuteliamo i nostri figli” ha perseguito la causa in favore della dad anche attraverso una petizione lanciata su change.org.

“Se il diritto alla salute è volto tanto ad evitare le malattie quanto a perseguire uno stato di completo benessere, caratterizzato da assenza di stress, agitazione e tensione (Carta Sociale Europea e Costituzione dell’O.M.S.), è evidente che la didattica in presenza – viste le condizioni in cui deve svolgersi – va categoricamente evitata.” 


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