Chi è più sensibile ai sapori amari ha un minor rischio di contrarre il Covid. Lo dimostra uno studio


Un nuovo studio eseguito da un team di ricerca del Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge, in Louisiana, ha rivelato che le persone più sensibili ai sapori amari potrebbero avere meno probabilità di contrarre il Covid e combattere meglio malattia. Lo studio, ha riscontrato un’associazione tra la capacità gustativa e il rischio di Covid-19.

In questo studio realizzato su 1935 adulti, 266 sono risultati positivi al SARS-CoV-2 e coloro che hanno sperimentato una bassa intensità di sapori amari o nessun sapore amaro (non assaggiatori) avevano significativamente più probabilità di risultare positivi al SARS-CoV-2, di essere ricoverati in ospedale e di essere sintomatici per una durata maggiore. Al contrario, coloro che hanno sperimentato una maggiore intensità di sapori amari – supertasters (super gustatori) – rappresentavano il 5,6% dei pazienti infetti da SARS-CoV-2, riscontrando una maggiore protezione immunitaria innata,  secondo quanto emerso dai dati pubblicati sul Journal of the American Medicine Association.

Questo studio dunque suggerisce che le varianti alleliche del recettore del gusto amaro sono associate all’idoneità immunitaria innata verso SARS-CoV-2 e possono essere utilizzate per correlare con il decorso clinico e la prognosi di COVID-19.

I partecipanti sono stati sottoposti a test del gusto fenotipico e una valutazione per l’assenza di infezione da SARS-CoV-2 tramite test PCR (per escludere l’infezione in corso) e test IgM e IgG (per escludere un’infezione precedente). Tutti i partecipanti sono stati classificati in 3 gruppi (supertasters, assaggiatori e nontasters) tramite espressione fenotipica di T2R38. I partecipanti sono stati seguiti fino alla conferma dell’infezione da SARS-CoV-2 tramite i risultati del test PCR. I dati sull’espressione fenotipica di T2R38 sono stati nuovamente raccolti dopo l’infezione e i risultati sia del genotipo che del fenotipo sono stati confrontati con il decorso clinico e l’esito della malattia. Abbiamo stratificato i pazienti in decorsi clinici di malattia più gravi e meno gravi in ​​base alla necessità di ricovero durante il periodo infetto; i pazienti che necessitano di ricovero in ospedale per il trattamento compongono la coorte con una forma più grave di infezione e quelli che non richiedono ospedalizzazione compongono la coorte con la forma meno grave di infezione.

L’espressione fenotipica di T2R38 è stata valutata tramite test sulla striscia del gusto per valutare il fenotipo della risposta del gusto geneticamente determinato di ciascun partecipante.

A tutti i partecipanti sono state presentate le strisce per il test del gusto nel seguente ordine: striscia di controllo, striscia PTC, striscia di tiourea e striscia di benzoato di sodio. Hanno poi descritto il sapore delle cartine trattate: le prime due sostanze possono avere un gusto estremamente amaro (oppure non provocare alcuna sensazione) mentre il benzoato di sodio può essere percepito come un sapore dolce, salato, amaro o, anche in questo caso, non determinare alcuna sensazione.

Nell’insieme queste prove hanno contribuito a determinare se una persona è o meno un supergustatore, dunque un potenziale portatore del gene del recettore del gusto amaro TAS2R38, e dividere i 1.935 partecipanti dello studio in tre gruppi: 508 (26,3%) erano super-gustatori, 917 (47,4%) erano gustatori e 510 (26,4%) non gustatori, ovvero persone con una percezione del gusto inferiore alla media.

Alla sensibilità al gusto amaro sembra dunque sia associato non solo il diverso rischio di infezione ma anche la gravità della malattia, che i ricercatori ritengono possa essere legata al modo in cui l’attivazione dei geni del recettore del gusto amaro innescano una reazione immunitaria, principalmente attraverso la produzione di ossido nitrico – un composto che può danneggiare i microrganismi patogeni – dipendente dagli ioni calcio. Questi ioni, a loro volta, potrebbero anche indurre alcune cellule dei tessuti delle vie aeree a rilasciare composti antimicrobici.

In conclusione, lo studio ha rivelato che i recettori del gusto amaro sembrano svolgere un ruolo cruciale nell’immunità innata contro i patogeni del tratto respiratorio superiore e le varianti alleliche di questi recettori definiscono l’entità di tale immunità innata. In questo studio, l’espressione fenotipica di T2R38 con il test delle strisce gustative era associata al decorso clinico e ai sintomi. Sono giustificati ulteriori studi per valutare il potenziale di espressione fenotipica di T2R38 come fattore associato alla malattia su scala più ampia. Questa scoperta comporta potenziali implicazioni globali per la nostra comprensione della SARS-CoV-2, oltre alle infezioni annuali con virus aggiuntivi, inclusa l’influenza.


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