Riccardo Muti: “Sono stanco della vita, preferisco togliermi di mezzo”


Il maestro Riccardo Muti tra un mese esatto, il 28 luglio, compirà 80 anni, ma si avvicina a questo traguardo non con la felicità attesa. Nato a Napoli per volere della madre, il direttore d’orchestra ha rilasciato un’intervista a Il Corriere della Sera – firmata Aldo Cazzullo – in cui si è detto “stanco della vita“.

È un mondo in cui non mi riconosco più. E siccome non posso pretendere che il mondo si adatti a me – spiega – preferisco togliermi di mezzo. Come nel Falstaff: Tutto declina”. Scontento della poca educazione scolastica, non più severa come una volta, ma anche dei giovani maestri che si approcciano alla musica.

La direzione d’orchestra è spesso diventata una professione di comodo. Sovente i giovani arrivano a dirigere senza studi lunghi e seri. Affrontano opere monumentali all’inizio dell’attività, basandosi sull’efficienza del gesto, talora della gesticolazione”.

Dunque un Riccardo Muti deluso dalla società moderna che ricorda i suoi primi passi nel mondo della musica: “Papà mi regalò a Natale un violino. Piansi; volevo un fucile con il tappo. Dopo due mesi di vani tentativi di leggere i solfeggi, papà disse: “Il piccolo Riccardo non è portato per la musica”. Mamma concluse: “Proviamo ancora un mese”. D’un tratto imparai a solfeggiare. Ma l’incontro decisivo fu con Nino Rota“.

Il maestro Muti è un patrimonio di Napoli e dell’Italia intera, la sua arte è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo e non potremmo fare a meno dei suoi spettacoli. Come il concerto alla Reggia di Caserta a Natale dello scorso anno, un evento trasmesso in tv che aveva incollato agli schermi tutti gli amanti del genere.


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