Cosimo Di Lauro, l’autopsia: non è morto per infarto. Il fratello: “E’ irriconoscibile”


E’ stata eseguita l’autopsia sul corpo di Cosimo Di Lauro, ex reggente dell’omonimo clan di Secondigliano deceduto lo scorso lunedì all’interno del carcere Opera di Milano. In attesa della relazione conclusiva dei medici legali, è già stata esclusa la morte per infarto e suicidio. A renderlo noto è Il Mattino.

Autopsia Cosimo Di Lauro: non è morto per infarto

Non sono ancora chiare le cause del decesso del detenuto che gli inquirenti definiscono l’artefice della prima faida di Scampia, motivo che ha spinto la Procura di Milano ad aprire un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti in via prudenziale. L’autopsia si è resa necessaria per accertare eventuali eccessi di farmaci o altre sostanze e se vi siano segni di inappropriate cure e scarsa sorveglianza del detenuto.

Già dai primi accertamenti è stata esclusa una delle ipotesi inizialmente più accreditate: quella della morte per infarto. Il cadavere non presenta nemmeno segni di violenze autolesionistiche dunque pare che Cosimo non si sia suicidato.

I medici avrebbero trovato il corpo in uno stato di deperimento eccessivo, dovuto probabilmente anche al suo stile di vita. Cosimo Era detenuto al 41 bis dal 2005 in condizioni psicologiche estremamente critiche. Sembra che nel corso degli anni abbia man mano sempre più rifiutato di mangiare e lavarsi, mentre i suoi denti sarebbero diventati neri a causa dell’eccessiva quantità di sigarette fumate. Non solo, di notte pare che fosse solito ululare.

A riconoscere il cadavere in obitorio è stato suo fratello Antonio, l’unico ad averlo incontrato negli ultimi mesi durante i colloqui in carcere, che vedendolo avrebbe commentato: “E’ irriconoscibile, in condizioni fisiche disastrose”.

Durante la detenzione Cosimo è stato trattato con più farmaci, tranquillanti ma anche psicofarmaci. Non è escluso un peggioramento della sua malattia che, unitamente ad uno stato di abbandono, avrebbe potuto causare il decesso: a Cosimo, infatti, era stata diagnosticata la polineuropatia cronica infiammatoria demielizzante, una patologia che danneggiando gli arti e il sistema nervoso periferico può causare immobilità e insufficienza respiratoria.


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