Prima prova di Maturità 2022, “La via ferrata” di Pascoli: testo e significato


Si svolge oggi la prima prova scritta dell’Esame di Maturità 2022, in cui gli studenti sono chiamati a eseguire un tema di Italiano scegliendo tra sette diverse tracce. Una di queste riguarda l’analisi della poesia La via ferrata contenuta nella raccolta Myricae di Giovanni Pascoli.

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La via ferrata di Giovanni Pascoli: il testo

Tra gli argini su cui mucche tranquillamente
pascono, bruna si difila
la via ferrata che lontano brilla;

e nel cielo di perla dritti, uguali,
con loro trama delle aeree fila
digradano in fuggente ordine i pali.

Qual di gemiti e d’ululi rombando
cresce e dilegua femminil lamento?
I fili di metallo a quando a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento.

Il significato

Il componimento La via ferrata contrappone le innovazioni tecnologiche del tempo, siamo sul fine dell’Ottocento, al paesaggio bucolico ed immerso nella natura. Alla tranquillità delle mucche al pascolo si contrappongono “la via ferrata che lontano brilla” e i fili del telegrafo nell’aria, che interrompono la lentezza della mandria e fanno presagire il passaggio veloce del treno e della comunicazione telegrafica. Non solo, i binari e i fili vanno anche a modificare il paesaggio in maniera estremamente evidente, creando dei veri ostacoli all’interno della natura.

Alle modificazioni visive si aggiungono quelle uditive, rappresentate dai “gemiti”, dagli “ululi” e dal “femminil lamento”, ossia il verso messo dal treno o dal telegrafo. I fili di metallo di quest’ultimo sono infine paragonati a quelli di un’arpa, definita immensa, che di tanto in tanto squilla al vento.

La poesia si pone dunque il problema dell’evoluzione tecnologica rispetto alla purezza della natura, della mano dell’uomo che modifica in modo pesante il paesaggio ed il modo di vivere avuto fino a quel tempo.

La raccolta Myricae

Myricae è una raccolta di poesie di Giovanni Pascoli pubblicata tra il 1891 ed il 1903 secondo diverse edizioni. Il suo titolo deriva da un verso delle bucoliche di Virgilio, la IV, che recita: (Non omnes) arbusta iuvant humilesque Myricae, cioè “(Non a tutti) piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Pascoli, con tale scelta, afferma che le sue poesie apparentemente semplici nascondono in realtà un significato profondo; è nelle piccole cose quotidiane che si riflette la complessità dell’universo.


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