Imprenditore regala soldi ai dipendenti: “Se loro stanno meglio, mi sento gratificato”


Una sorpresa di 200 euro in più nella busta paga di luglio. È la somma regalata dall’imprenditore Rino Capitelli ai suoi dipendenti che va a raddoppiare il bonus una tantum previsto dal Decreto Aiuti. Un gesto di solidarietà che arriva da Casapulla, in provincia di Caserta. L autore, titolare di una concessionaria di automobili, in via Nazionale Appia e di altre a Napoli che gestisce con i fratelli, ha deciso di fare un gesto di solidarietà contro il caro vita per quelli che lui considera collaboratori e non semplici dipendenti. Un modo anche per lanciare un messaggio per chi addita gli imprenditori come evasori fiscali e sfruttatori.

 

REGALA SOLDI. LA STORIA DI RINO CAPITELLI

Gennaro, conosciuto da tutti come Rino, ha 55 anni. Nasce e vive a Santa Maria Capua Vetere a poca distanza dall’azienda di Casapulla.

«Sono nato tra le automobili. Mio padre Roberto è stato il pioniere. Io, i miei fratelli dobbiamo tutto a lui. Ha avuto negli anni ’70 l’intuito imprenditoriale di acquisire i marchi di automobili che abbiamo trattato poi nel corso degli anni. Lui trattava solo auto di lusso come Lamborghini e Ferrari. Io da giovane – aggiunge Capitelli – uscivo da scuola e lo raggiungevo in concessionaria».

Si diploma in Ragioneria e comincia a lavorare nell’azienda di famiglia. Da qui la lunga gavetta, perché prima di assumere il controllo della concessionaria ha lavorato nel reparto dei ricambi auto, a stretto contatto con i meccanici dell’officina, poi la contabilità. Fin quando è giunto il momento che papà Roberto lo ritiene pronto all’avvio della carriera imprenditoriale: «E’ accaduto nel 2005 quando mio padre è venuto a mancare per un incidente avvenuto su una moto d’epoca. Ironia della sorte, un anno e mezzo fa ho avuto un incidente mentre stavo provando una moto in vendita in pista. Mi sono ritrovato in ospedale con una paralisi e una lesione del midollo». 

IMPRENDITORE  RAGALA 200 EURO AI DIPENDENTI

«E’ un gesto di solidarietà. I miei collaboratori sono felici. Quando faccio una cosa per una persona e quella sta meglio io mi sento gratificato. Se lo può fare lo Stato, perché non posso farlo pure io? Non so come chiuderò il Bilancio, è un periodo nero, brutto, per tutti quanti. Ma io penso che a loro questo gesto gli è piaciuto molto al di là dei soldi. Io dico questo: gli può alleviare un po’ il dolore che stiamo soffrendo. Rendere meno caro il carrello della spesa. Concepisco l’impresa rapportata ai miei collaboratori. Se andiamo bene a fine anno io li devo premiare. A me non costa niente. Non mi cambiano la vita».

RINO CAPITELLI E L’IMPRENDITORIA

«Per me è un piccolo gesto di solidarietà. Cose che ho sempre fatto anche per altre persone. Me lo ha insegnato papà. Non ho mai ostentato tutte le beneficenze realizzate insieme ai miei fratelli. Ma ora ho sentito di fare questo anche per riabilitare l’immagine dell’imprenditoria. Troppo spesso in tivù si parla di noi come evasori fiscali e sfruttatori. Non ho mai preso un lavoratore a nero e considero i miei dipendenti come parte di una famiglia, dei collaboratori. Li chiamo per nome. Sono grato a loro, perché quando per otto mesi sono stato bloccato in ospedale hanno mandato avanti l’azienda. E’ vero, esistono gli sfruttatori ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Il successo di un’azienda dipende molto dalla serenità dei collaboratori a prescindere dallo stipendio. Se la nave va a picco la responsabilità è del timoniere. A questi che sfruttano e falliscono gli direi di “andare a lavorare presso altri”». 


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