Inquinamento dell’aria, provoca cancro e disturbi a respirare. Le peggiori città in Campania


La Regione Campania ha trasmesso i dati relativi ai giorni di superamento, dall’inizio dell’anno, della soglia giornaliera di PM10. Il limite di polveri sottili stabilito dalla legge equivale a 50 µg/m3, che non deve essere sforato più di 35 volte nell’arco dei dodici.

Inquinamento dell’aria: le zone peggiori in Campania

Dalla tabella diffusa dalla Regione e stilata in base ai rilevamenti dell’Arpac, risulta che la soglia è stata sforata ad Acerra Zona Industriale (45 volte) e Acerra Scuola Caporale (53 volte). Ad Aversa Scuola Cirillo 38 volte, Pomigliano d’Arco Area Asi 47 volte, S. Vitaliano Scuola Marconi 57 volte, Volla Via Filichito 86 volte.

[pdf-embedder url=”https://www.vesuviolive.it/wp-content/uploads/sites/6/2022/11/aggiornamento-superamenti-qa-11-11-2022.pdf”]Cos’è il PM10 e cosa provoca

Il PM10, considerato un buon indicatore della qualità dell’aria, è formato da un insieme di particelle solide di diversa natura, composizione chimica e dimensione (tra 10 e 2,5 micron); può essere del tutto differente da città a città in base allo sviluppo del centro urbano e alla presenza di industrie, ai combustibili utilizzati e al clima. Numerose sostanze chimiche, come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i metalli (quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo), possono aderire alla superficie delle polveri sottili determinando effetti sulla salute della popolazione esposta.

Il PM10 è presente nell’aria a seguito di:

– eventi naturali, come l’erosione, causata dal vento, di rocce ed altre superfici, la formazione di aerosol marino, le tempeste di polvere, gli incendi o la fuoriuscita di gas dai vulcani;
– attività umane che utilizzano combustibili fossili o biomasse, come nelle lavorazioni artigianali ed in quelle industriali (ad esempio nelle centrali termoelettriche, raffinerie, nelle industrie chimiche, del cemento e dell’acciaio), ma anche in attività quotidiane come cucinare, riscaldare, trasportare merci o utilizzare veicoli a motore. Il PM10 è infatti uno dei principali componenti dei gas di scarico degli autoveicoli, degli impianti industriali e delle emissioni portuali.

Il particolato atmosferico rimane nell’aria per un tempo abbastanza lungo e può, quindi, essere trasportato anche per grandi distanze. Fenomeni atmosferici come il vento e la pioggia aiutano a diluire ed abbassare i livelli di PM10 nell’aria, facendolo ricadere e depositare al suolo. Il particolato atmosferico presenta una differente tossicità a seconda della provenienza. Ad esempio, quello derivato da attività umane è generalmente più tossico rispetto a quello determinato da fenomeni naturali.

Il PM10 causa diversi effetti sulla salute tra cui molti disturbi collegati all’apparato respiratorio. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’inquinamento dell’aria (di cui il particolato atmosferico è un indicatore) nel Gruppo 1, vale a dire tra le sostanze cancerogene per l’uomo.


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