VIDEO/ “Giuro sui miei figli che ti uccido”, l’infermiera aggredita al Santobono: “Sono stanca di combattere”


Scene di panico all’ospedale Santobono di Napoli dove, nella serata di ieri, i genitori di un paziente, in disaccordo con la somministrazione di un farmaco, avrebbero minacciato di morte un’infermiera, costretta a nascondersi in uno stanzino. La donna ha fornito la sua versione dell’accaduto, rivolgendosi al consigliere Francesco Emilio Borrelli, accompagnata da un video diventato virale sui social.

Ospedale Santobono, genitori contro l’infermiera

La coppia, contraria alla somministrazione di un farmaco per il proprio bambino, avrebbe aggredito e minacciato l’infermiera. Il ragazzino, di 12 anni, stando a quanto reso noto dall’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate sarebbe giunto in ospedale per dolore toracico e tachicardia.

Dopo aver registrato il ragazzo e aver valutato tutti i parametri vitali, palpato e ispezionato il torace, come da protocollo nazionale la collega somministra al ragazzo Ibuprofene per via orale per alleviare il dolore, informando il genitore sul tipo di medicinale somministrato. A dire dei genitoril’incolumità del figlio era stata compromessa in quanto la collega non aveva chiesto loro se il figlio fosse soggetto asmatico” – si legge nella denuncia dell’associazione.

“Che hai combinato. Lo giuro sui mie figli, ti uccido. Se mio figlio si sente male ti uccido” – si sente urlare il genitore nel video pubblicato sui social. La vittima dell’aggressione ha contattato il consigliere Borrelli per spiegare l’accaduto: “Le scrivo per raccontarle un episodio spiacevole, un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di due ore, mettendo a rischio la salute mia e soprattutto dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza”.

“Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi. Ho dovuto tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male, aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita”.

“Sono stata oggetto di minacce e violenze per più di 2 ore (mi è stata quasi lanciata una bombola di ossigeno e un estintore) per aver somministrato, chiedendo al genitore presente, del Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico, valutato per ben 2 volte secondo i protocolli in uso. La madre non presente alla valutazione non era d’accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico. Non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate”.

“Sono stanca di svolgere il mio lavoro così, non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari. Non so se mai ci potrà essere soluzione. Ringrazierò sempre le mie colleghe che hanno fatto di tutto per tutelarmi e i poliziotti che hanno provato a sedare la rissa che definirei unilaterale. Ci mettiamo il cuore, inutilmente” – ha concluso.


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