Il Sud perde la gioventù migliore: i laureati scappano, al Nord si guadagna di più

I laureati meridionali scappano dal Sud


I laureati italiani sono più bravi, ma vengono pagati di meno. I laureati del Sud, per di più, sono fuggiti o fuggono dalla propria terra per motivi di studio o di lavoro, un territorio che perde così quei cervelli da cui dovrebbe partire il processo di riscatto del Mezzogiorno. Lo afferma il rapporto Almalaurea 2023, che oltre a fotografare le performance degli studenti e degli atenei ha dedicato un approfondimento proprio alla mobilità.

Gli studenti italiani sono più bravi ma guadagnano di meno

Nel rapporto Almalaurea 2023 si legge che emergono “migliori performance universitarie: una maggiore regolarità dei percorsi di studio (il 62,5% degli intervistati ha concluso il percorso universitario nei tempi previsti dagli ordinamenti), un’età alla laurea sempre più bassa (25,6 anni) e voti di laurea più elevati (in media, 104,0 su 110)”.

Se studiare è importante per la propria crescita personale, non bisogna dimenticare che il percorso universitario è comunque orientato all’ingresso nel mondo del lavoro. “Si registrano elevati tassi occupazionali sia tra i laureati di primo, sia tra quelli di secondo livello (rispettivamente 75,4% e 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo; 92,1% e 88,7% a cinque anni). Rilevanti per l’ingresso nel mondo del lavoro risultano le esperienze maturate durante gli studi”.

Una buona notizia che però non può estendersi al tema della paga, visto che “Per tutti i collettivi esaminati, nel 2022 le retribuzioni mensili nette sono risultate in calo in termini reali, cioè se si tiene conto del potere d’acquisto mutato dagli elevati livelli di inflazione, conseguenza della perdurante instabilità geopolitica”.

I laureati meridionali scappano dal Sud: al Nord e all’estero c’è lavoro e si guadagna di più

La mobilità per motivi di lavoro, che coinvolge soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello, a un anno dal titolo), risulta in aumento nel 2022, dopo la contrazione dovuta alla pandemia da Covid-19: tale aumento è più consistente per i residenti nel Mezzogiorno (nell’ultimo anno oltre 2 punti percentuali), per gli uomini e per quanti provengono da contesti familiari più favoriti.

Quanti risiedono al Nord presentano una maggiore probabilità di essere occupati (+32,1%) rispetto a quanti risiedono nel Mezzogiorno. Inoltre, chi si sposta per motivi di studio ha il 6,0% in più di probabilità di essere occupato rispetto a chi studia nella stessa provincia di residenza.

Si rilevano differenziali retributivi anche in termini territoriali: rispetto a chi è occupato nel Mezzogiorno, chi lavora al Nord percepisce in media 101 euro mensili netti in più, mentre chi lavora al Centro 53 euro in più. Ma è soprattutto tra i laureati che lavorano all’estero che il vantaggio retributivo si accentua sensibilmente: oltre 600 euro netti mensili in più rispetto a chi lavora nel Mezzogiorno.

Le differenze di genere

Persistono differenze di genere nei livelli occupazionali e retributivi. A parità di condizioni, a un anno dal titolo i laureati hanno l’11,7% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle laureate; inoltre, a parità di altre condizioni, percepiscono in media 70 euro netti in più al mese rispetto alle donne. Le donne, che pure restano complessivamente in maggioranza (59,7%), diminuiscono nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di più, nel passaggio al dottorato, nel quale rappresentano il 49,1%.


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