Gli affari di Tony Colombo con il clan Di Lauro: il brand Corleone che richiama la mafia


Questa mattina, nel corso di un blitz dell’antimafia, sono stati arrestati alcuni presunti affiliati al clan Di Lauro, compresi il cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie Tina Rispoli, finiti nel mirino degli inquirenti per somme di denaro che avrebbero messo a disposizione del boss per finanziare un marchio di abbigliamento, chiamato Corleone, e non solo.

Tony Colombo e Tina arrestati, dal marchio Corleone alle sigarette: ecco perché

Sono 27 le misure di custodia cautelare emesse questa mattina dai carabinieri contestualmente al provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro. Le indagini hanno permesso di ricostruire una vera e propria “svolta imprenditoriale” nelle attività del clan che, ai tradizionali illeciti quali estorsioni e stupefacenti, avrebbero affiancato affari “più puliti” servendosi di terze persone.

Innanzitutto sarebbero entrati nel giro delle aste immobiliari, aggiudicandosi gli immobili minacciando gli altri partecipanti, ma avrebbero aperto anche alcune società fittiziamente intestate a terzi attraverso cui gestire una palestra, un centro scommesse e alcuni supermercati.

La coppia Colombo-Rispoli entrerebbe in gioco proprio in uno di questi ambiti, con il lancio di un nuovo marchio di abbigliamento, registrato col nome di Corleone. Il capoclan avrebbe, così, investito nell’economia legale, e nel caso specifico nel settore dell’abbigliamento, servendosi del nome, della notorietà e della liquidità dei coniugi.

Il brand, registrato da Antonino Colombo tramite la società Corleone Clothing, è stato lanciato nel 2017 e pubblicizzato con ogni mezzo comunicativo a disposizione. Lo stesso Colombo sponsorizzava il suo brand attraverso i social ma la pubblicità passava anche attraverso cartelloni affissi nelle grandi città, collaborazioni con volti noti dello spettacolo e influencer che ne indossavano i capi anche durante le loro ospitate in TV. Ovviamente tutti personaggi non implicati nell’affare e che nulla hanno a che fare con le indagini. Ad oggi né il sito web né i canali social dedicati al brand sono attivi.

Sorprende anche il nome scelto volutamente per il brand in questione che, alla luce di quanto emerso oggi, appare un chiaro riferimento all’ambito criminale. Corleone, infatti, è conosciuta non solo come suggestiva cittadina siciliana ma anche per aver ospitato una delle famiglie più potenti e pericolose della mafia che si facevano chiamare proprio con il nome di “corleonesi”.

Un nome che evoca, dunque, l’efferato clan di Cosa Nostra ma il richiamo è evidente non solo nel commercio di indumenti: al brand di moda segue, infatti, la nascita di una nuova bevanda energetica, ancora riconducibile agli affari del clan e denominata 9mm, proprio come il calibro delle armi utilizzate dai gruppi cammoristici.

Tony e Tina, infine, sarebbero implicati anche nella realizzazione di una fabbrica di sigarette. Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione. I destinatari della stessa sono persone sottoposte ad indagini, pertanto considerati presunti innocenti fino a sentenza definitiva.


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