Il Senato approva l’Autonomia Differenziata, la legge ammazza-Sud: i senatori campani che l’hanno votata

Il ministro per l'autonomia Roberto Calderoli, promotore dell'autonomia differenziata


Il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge sull’Autonomia Differenziata, il cui testo ora passa alla Camera dei Deputati per la seconda lettura. Il testo del ministro Roberto Calderoli, esponente di spicco della Lega Nord e volto che si è sempre contraddistinto per dichiarazioni e offese contro i meridionali (eccetto le ritrattazioni degli ultimi tempi, per motivi di convenienza), potrebbe dunque divenire una legge dello Stato ed attuare quella divisione de facto tra Nord e Sud che soltanto apparentemente farebbero parte della stessa nazione.

Il Senato approva la legge sull’Autonomia Differenziata: i senatori campani che l’hanno votata

Tra i senatori che hanno votato a favore del disegno di legge che penalizza il Sud ci sono ovviamente numerosi napoletani e campani. Eccoli elencati di seguito:

– Cantalamessa Gianluca (nato a Napoli, residente a Napoli);
– Cosenza Giulia (nata a Napoli, residente a Roma);
– Iannone Antonio (n. a Torre del Greco, resid. a Nocera Inferiore):
– Matera Domenico (nato a Benevento, residente a Bucciano-BN);
– Petrenga Giovanna (nata a Casal di Principe, residente a Caserta);
– Rastrelli Sergio (nato a Napoli, residente ad Avellino);
– Silvestro Francesco (nato ad Arzano, residente a Napoli).

Assente Renzi Matteo (nato a Firenze e residente a Firenze, ma eletto in Campania).

Cosa prevede l’Autonomia Differenziata e perché ucciderà il Sud

Il disegno di legge sull’Autonomia Differenziata prevede una maggiore autonomia decisionale in favore delle regioni che ne facciano richiesta su 23 materie individuate. Quello che preoccupa i meridionalisti (e non generalmente gli amministratori del Mezzogiorno, che sono interessati alla poltrona piuttosto che ai cittadini) è l’accoppiamento tra i LEP (livelli essenziali delle prestazioni) ed ancora il criterio della spesa storica. In pratica i fabbisogni di una regione vengono stabiliti in base a quanto denaro ha speso per un determinato servizio, ma è ovvio che meno soldi si hanno, meno se ne spendono. È grazie a tale criterio, per esempio, che al Sud non arrivano fondi per gli asili nido: dato che gli enti locali non investono in essi per mancanza di denaro, allora non ve ne è bisogno. Un ragionamento assurdo e discriminatorio, nei confronti dei meridionali, chiaramente.

Le materie che passeranno alle regioni

Tra le materie che diventeranno di competenza regionale c’è anche la Salute, con il rischio di una ecatombe nel Mezzogiorno. Tra le altre materie vi sono Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero.

Dopo l’approvazione della legge – il cui testo, ricordiamo, deve passare ancora alla camera – il Governo ha 24 mesi di tempo per emanare i decreti legislativi di attuazione e determinazione dei LEP. Dopodiché, lo Stato e le Regioni che ne fanno richiesta avranno 5 mesi per trovare un accordo, la cui durata sarà di 10 anni, rinnovabili o che potranno terminare con un preavviso di almeno un anno. Grazie alla clausola di salvaguardia, infine, lo Stato potrà sostituirsi alle regioni inadempienti o in casi di necessità, come la tutela della sicurezza pubblica o dell’unità giuridica ed economica dello Stato.

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