Fidanzati morti in auto, il papà del 24enne: “Ho quella scena impressa. Sono morto con lui”


Sono stati ritrovati privi di vita lo scorso sabato a Secondigliano i due fidanzati, Vincenzo Nocerino e Vida Shahvalad, uniti in un ultimo abbraccio all’interno dell’auto del papà del giovane, il primo a ritrovarsi davanti agli occhi quella tragica scena. Proprio lui, dopo giorni di silenzio, ha fornito alcuni chiarimenti su quanto accaduto.

Fidanzati morti a Secondigliano: parla il papà di Vincenzo

Non vedendo rincasare il figlio, Alfredo si sarebbe precipitato nel box auto per controllare se vi fosse l’auto. Lì non solo ha trovato la vettura ma anche i cadaveri dei due ragazzi. Stando a quanto emerso sembrerebbe che i due si fossero appartati per un momento di intimità, lasciando l’auto accesa forse per riscaldarsi. Le esalazioni di monossido di carbonio (inodore e incolore), nel piccolo garage chiuso e senza areazione, avrebbero però prima stordito e poi ucciso i due ragazzi.

Ho davanti agli occhi quella immagine che rivivo ogni notte. Erano le 8:30 quando scesi in garage dopo essermi accorto che Vincenzo non era tornato a casa. La sera prima, lui e Vida erano andati a una festa con amici a Caserta. Mi sono meravigliato che non mi avesse avvisato, così ho sollevato la saracinesca del box e sono corso vicino all’auto che era parcheggiata” – ha raccontato Alfonso, il papà di Vincenzo, nel corso di un’intervista rilasciata a Il Mattino.

Quella scena non potrò mai dimenticarla. Erano stesi, lui sul sedile davanti, lei dietro. Erano vestiti, voglio precisarlo. Sembrava dormissero, così ho cercato di scuotere mio figlio e per rianimarlo l’ho preso anche a schiaffi urlando il suo nome. Ma nulla, silenzio assoluto. Così ho realizzato che erano morti e ho chiamato subito i soccorsi, sono uscito in strada e credo che le mie grida abbiano svegliato tutto il rione“.

Ormai sono morto dentro ma devo andare avanti per mio figlio. Il nostro legame era molto di più, perciò ora soffro tanto. Vincenzo era un ragazzo pieno di gioia, mi sosteneva, ci sostenevamo l’un l’altro. Non era un figlio, era di più. Era mio padre, mio fratello, il mio migliore amico. L’ho cresciuto da solo, gli ho fatto da papà e da mamma. Da quel giorno sono morto anche io insieme a mio figlio – ha continuato.

Stando a quanto raccontato, infatti, l’uomo avrebbe ottenuto l’affido esclusivo del figlio a causa delle condizioni psichiche della madre che non viveva più con loro. Nonostante l’immenso dolore per la perdita, Alfredo rivolge il suo pensiero alla famiglia di Vida: pare che sia stato negato il trasferimento della salma in Iran, dove si trovano i genitori, in quanto nel suo paese d’origine la notizia della morte è stata lanciata descrivendo la vittima come “una ragazza di facili costumi”.

Vida era brava e intelligente. Si volevano bene e insieme erano belli. Veniva a casa nostra, era come una figlia per me. I suoi genitori ora stanno provando il mio stesso dolore, solo che non hanno ancora la certezza di riavere la salma in Iran. Dobbiamo aiutarli” – ha concluso.

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