Coppola, il regista Premio Oscar ricorda il nonno napoletano: “Ho un rimpianto su Napoli”


Considerato uno dei migliori registi della storia del cinema, Francis Ford Coppola, noto anche per il suo ruolo di sceneggiatore e produttore cinematografico, in un post diffuso sui social ha voluto omaggiare Napoli e le sue origini partenopee, svelando uno dei suoi più grandi rimpianti.

Francis Ford Coppola: il rimpianto del regista su Napoli

Il regista statunitense, autore di pellicole di successo come Il padrino e Apocalypse Now, è nato a Detroit, nel Michigan, il 7 aprile 1939, ma la sua famiglia d’origine ha radici italiane. Nato da Carmine Coppola e Italia Pennino, i suoi nonni paterni, Agostino Coppola e Marisa Zasa, erano originari rispettivamente di Bernalda e Tricarico mentre quelli materni provenivano da Napoli: si tratta del compositore Francesco Pennino, proprietario di una sala cinematografica a Brooklyn ed importatore di film italiani, e sua moglie Anna Giaquinto.

Proprio dal nonno materno Francis prenderà il nome anglicizzato e proprio a lui ha dedicato un lungo post diffuso sui suoi canali social, accompagnato da una antica foto che ritrae l’artista in compagnia di altre persone all’esterno della Casa Editrice Musicale di Santa Lucia.

Mio nonno Francesco Pennino, un vero signore. Uno dei miei pochi rimpianti è che quando avevo circa 14 anni mia nonna morì e suo marito, da cui ho preso il nome, venne a vivere con noi. Ricordo che scendeva in ciabatte e si sedeva tristemente, con il cuore spezzato per la perdita della moglie” – scrive il celebre regista statunitense.

“A quell’età mi interessavano solo macchine e ragazze ma avrei dovuto prestare attenzione quest’uomo meraviglioso. Avrei potuto e dovuto sfruttare questa occasione per chiedere della sua carriera. Scriveva canzoni a Napoli, possedeva un cinema a Brooklyn, importava film italiani per italo-americani che vivono a New York. Conosceva i pionieri dell’industria cinematografica e suggeriva il nome Paramount ai suoi amici Balaban e Katz”.

“Ma troppo preoccupato dai miei stessi desideri infantili, non ho colto questa straordinaria occasione per imparare da lui. Deve essersi sentito così solo e avrei potuto confortarlo. Ahimè, non l’ho fatto. E così ora sono nonno io e mi pento ancora di non avergli chiesto ‘nonno, per favore, parlami di quando eri giovane a Napoli‘”.


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