Lasciata sola nel dirupo, picchiata e strangolata nel Napoletano: Marta è morta a 33 anni
Apr 16, 2025 - Veronica Ronza
Femminicidio Barano d'Ischia, Marta è morta a 33 anni
Sarebbe morta a seguito di un brutale femminicidio la giovane Marta Maria Ohryzko, la 33enne di origine ucraina deceduta lo scorso luglio a Barano di Ischia, nel Napoletano. Questa mattina è stato arrestato il suo compagno, principale indiziato di questa tragedia.
Femminicidio a Barano d’Ischia: Marta morta a 33 anni
Nel corso della mattinata, per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, i carabinieri della Compagnia di Ischia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale nei confronti di un 41enne russo, gravemente indiziato di omicidio doloso pluriaggravato aggravato.
L’uomo era già stato fermato, come indiziato del delitto, per il reato di maltrattamenti in famiglia. Gli ulteriori sviluppi investigativi, a seguito del delitto della 33enne commesso il 13 luglio 2024 a Barano d’Ischia, avrebbero fatto emergere un quadro compatibile con l’ennesimo caso di femminicidio.
Le attività investigative a riscontro, effettuate mediante attività tecniche (intercettazioni ambientali e telefoniche) e consulenza autoptica, hanno delineato l’effettiva causa della morte della giovane, svelando una dinamica chiaramente omicidiaria.
Stando all’ultima ricostruzione dei fatti, Marta, già vittima di maltrattamenti per mano dell’indagato, dopo essere stata lasciata da sola in un dirupo nei pressi della propria abitazione, a seguito di una caduta che le avrebbe provocato la rottura di una caviglia, nel corso della notte sarebbe stata raggiunta dal compagno che avrebbe iniziato a percuoterla.
Il 41enne le avrebbe sferrato un pugno nell’occhio sinistro per poi soffocarla cingendole con la mano le vie respiratorie, cagionandole la morte per asfissia meccanica, con le aggravanti della commissione fatto per motivi abietti e futili, dopo aver agito approfittando di circostanze di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.
Questi elementi hanno portato il giudice a ritenere l’indagato autore del più grave delitto di omicidio doloso pluriaggravato e ad emettere nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale. Il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e l’indagato deve ritenersi innocente fino a sentenza definitiva.